Oggi, 21 gennaio, è la "Giornata dell'abbraccio". Perché si festeggia (e perché ci manca)

La celebrazione fu inventata da un reverendo del Michigan

Un abbraccio (Archivio)

Un abbraccio (Archivio)

Oggi, venerdì 21 gennaio, è la "Giornata mondiale degli abbracci". Un gesto d'affetto semplice e caloroso che, però, in questi tempi di pandemia ci è stato (quasi) negato, perché possibile veicolo di contagio. Tanto è vero che ogni volta che si parla del mondo pre-Covid e delle cose che più ci mancano, spesso, ai primi posti nelle classifiche c'è proprio la possibilità di abbracciare familiari e amici in libertà.

  1. Quando e chi
  2. Perché
  3. Il giorno scelto
  4. Abbracciarsi fa bene

Quando è stata inventata e da chi

La prima Giornata mondiale dell'abbraccio fu celebrata il 21 gennaio di 36 anni fa, nel 1986 a Clio, in Michigan. A inventerla fu il il reverendo Kevin Zaborney che, ancora oggi, sui social si presenta come ideatore del "National hugging day", come il nome dell'evento in inglese. Dallo Stato del Midwest la fama dell'evento si è presto diffusa in tutto il mondo, scavalcando oceani e raggiungendo anche l'Europa. 

Perché è stata inventata

La scintilla alla base dell'ideazione di una giornata dedicata all'abbraccio fu semplice: invitare le persone ad abbracciare con maggior frequenza familiari e amici. Questo perché, spiegò Zaborney in un'intervista, "generalmente gli americani sono un po' in imbarazzo al momento di mostrare i loro sentimenti in pubblico". Una raccomandazione, suggerita dallo stesso reverendo: chiedere sempre al proprio interlocutore il "permesso" prima di abbracciarlo. Qualcuno, per timidezza o altre motivazioni, potrebbe non gradire.

Perché si festeggia il 21 gennaio

Il reverendo di Clio scelse il 21 gennaio perché è una data che cade fra Natale, Capodanno e San Valentino, per lo più in inverno, quando solitamente i nostri spiriti non sono proprio nella più allegra delle disposizioni, anche per le condizioni meteo. Successivamente la Giornata nazionale degli abbracci è stata rappresentata anche come un contraltare del "Blue Monday", il 17 gennaio, quello che sarebbe il giorno più triste dell'anno, definizione diffusasi solo all'inizio di questo secolo.

Perché abbracciarsi fa bene

Al di là del piacere immediato di scambiarsi un segno d'affetto, una ricerca qualche anno fa ha dimostrato che gli abbracci hanno effettivamente conseguenze positive per il nostro organismo. Uno studio della School of Medicine dell'università della California sostiene che lo stimolo emotivo provato durante un abbraccio agisce direttamente sull'amigdala, il complesso nucleare che gestisce le emozioni all'interno del nostro cervello, contribuendo alla produzione di ossitocina, ormone importante per il nostro benessere, psico-fisico ma anche sessuale. Ed è stata calcolata anche la durata di un abbraccio ideale: 20 secondi. Un tempo necessario, pare, a "scatenare" la reazione chimica destinata a migliorare il nostro umore. Che dire di più? Speriamo di poter tornare a riabbracciarci senza alcuna restrizione.