Ghiacciai in pericolo, polemiche sui teli: "Ma almeno noi facciamo qualcosa"

Sul Presena l’incontro degli esperti fra critiche e allarmi per il cambiamento climatico

"Gli effetti dei mutamenti climatici sono sotto i nostri occhi proprio in questi giorni. Ed è inutile negare quanto sia fondamentale il nostro impegno per contrastare questa crisi". Sono d’accordo scienziati ed esperti che si sono riuniti a 2.500 metri di quota, sul Presena, per discutere dei fenomeni che minacciano la sopravvivenza dei ghiacciai nell’incontro “Climbing for Climate 2022“: bisogna fare in fretta.

Ghiacciaio Presena
Ghiacciaio Presena

La scelta del luogo dell’incontro non è casuale: il Presena è testimone diretto dei cambiamenti climatici. Ma è anche protagonista di un progetto concreto per rallentare gli effetti del riscaldamento globale, finito a volte anche al centro di critiche. Ogni anno, dal 2008, una vasta superficie del ghiacciaio (circa 120mila metri quadri) viene coperta con teli geotessili che consentono di ridurre del 50% lo scioglimento estivo (assorbendo meno energia solare) e di preservare uno spessore di 3 metri di neve, circa 130mila metri cubi, che costituisce la base per la successiva stagione invernale, come ha ricordato Christian Casarotto, climatologo del Muse illustrando le analisi effettuate negli scorsi mesi.

"Siamo coscienti che i teli contribuiscono a frenare la fusione del ghiacciaio ma non possono, da soli, scongiurarla: per far questo occorrono politiche internazionali sul clima finalizzate a ridurre le emissioni dei gas climalteranti che sono la principale causa del riscaldamento", spiega Davide Panizza, presidente del Consorzio Pontedilegno-Tonale. "La montagna è più pericolosa perché è più vulnerabile", ha ricordato Claudio Smiraglia del Comitato Glaciologico Italiano, e sono necessari "percorsi socio-economici partecipati e condivisi, perché il cambiamento climatico dipende da noi", come sostiene Christian Casarotto, climatologo del Muse.

Oggi più che mai, fra gli addetti ai lavori c’è la consapevolezza che quando si parla di “global worming“ il tempo scorre sempre più velocmente e tutti dovrebbero fare la loro parte perchè il tema dello scioglimento dei ghiacciai finisca nell’agenda di chi si occupa di politiche ambientali. In questo senso anche la curiosa iniziativa del sound artist camuno, Neunau, alias Sergio Maggioni, ha riscosso un grande interesse.

Fino al 27 novembre al Musil di Cedegolo si potrà ascoltare “il lamento del ghiacciao che scompare”. Dal 2021 l’artista ha iniziato a registrare la “voce” del ghiacciaio dell’Adamello. Mediante l’uso di 4 registratori bioacustici, collocati nel ventre di crepacci nell’estate del 2021, sono state acquisite più di 3.880 ore di registrazioni. L’obiettivo è quello di ascoltare i ghiacciai, prime sentinelle dei cambiamenti climatici, per agire con urgenza nel taglio delle emissioni.