
Chiara Poggi (Sacchiero)
Garlasco (Pavia), 12 agosto 2016 - «Sì, è un anniversario diverso. C’è una sentenza definitiva. Ma in questi giorni non penso alla vicenda giudiziaria, come non ci pensavo negli anni scorsi quando si arriva a questo periodo. Penso ancora di più, se possibile, a mia figlia, ai suoi ultimi giorni di vita, agli ultimi momenti insieme, alle ultime parole che mi ha detto». Dopo nove anni la si ritrova uguale, immutata perché è immutabile, dolce e forte: Rita Preda, la madre di Chiara Poggi. Nove anni da quel 13 agosto del 2007, un lunedì. L’Italia si preparava alla moratoria ferragostana, a quelle giornate in cui pare che nulla possa accadere, fatte solo di pigrizia e torpore. Invece Chiara Poggi, 26 anni, una laurea, un impiego, un futuro di promesse, veniva uccisa nel suo villino di via Pascoli a Garlasco. Lo scorso 12 dicembre la quinta sezione penale della Cassazione ha reso definitiva la condanna a 16 anni per Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, che oggi ha 33 anni ed è detenuto nel carcere di Bollate.
Mamma Rita non ha bisogno di riavvolgere il nastro dei ricordi perché sono tutti lì, presenti, vivi, fatti di tenerezza e strazio, cristallizzati in un presente che non diventerà mai passato. «Ripenso a quel giorno, quando l’ho vista per l’ultima volta. La mattina, quando con mio marito e mio figlio Marco sono partita per la nostra vacanza a Falzes, in Trentino. L’ultima volta che l’ho sentita, la sera prima, domenica. Ho chiamato, come al solito ero io che le telefonavo. I primi giorni la chiamavo anche di mattino. “Com’è andata? Tutto bene. Ci sentiamo domani”. Invece è arrivata la telefonata dei carabinieri che ci dicevano di tornare subito a Garlasco. Sì, è vero, quest’anno è un po’ diverso, siamo più sollevati. Ma in questi giorni non mi torna in mente tutta la parte giudiziaria. Penso a lei, ai suoi sogni, alla vita che non ha vissuto perché le è stata strappata».
Chiara Poggi non ha mai smesso di abitare nella linda villetta. Quando si dovevano apporre i sigilli, Rita e il marito Giuseppe, prima di andarsene, avevano fotografato ogni angolo, ogni dettaglio della camera della figlia per rimettere tutto esattamente al suo posto quando sarebbero rientrati. Una grande madre, Rita Poggi. Che non dimentica un’altra madre che soffre: quella di Alberto. «Non si può non pensarci. È stata una tragedia che ha sconvolto due famiglie. Siamo stati colpiti noi e loro. È andata così. È la vita. Purtroppo». Questa sera, come sempre, la chiesa parrocchiale di Garlasco sarà gremita per la messa in suffragio di Chiara Poggi. Rita continuerà il dialogo mai interrotto con la figlia, in casa, davanti alle foto di Chiara sorridente, e nel piccolo cimitero di Pieve Albignola: «Nei momenti bui le dicevo “Guarda giù, aiutaci”. Dopo la Cassazione le ho detto: “Adesso è proprio finita. Sei stata brava”. Non le dico quanto mi manca, quanto ci manca. Non ce n’è bisogno. Lei lo sa».