Omicidio Garlasco:"Vera giustizia in nome di Chiara". La madre:il Natale più bello da anni

Rita Poggi parla dopo la lettera di Stasi. "Anche sua mamma soffre"

Giuseppe e Rita Poggi, genitori di Chiara (Ansa)

Giuseppe e Rita Poggi, genitori di Chiara (Ansa)

Garlasco, 2 gennaio 2016 - La si ritrova e ogni volta l’impressione è quella della immutabilità. Rita Preda, la madre di Chiara Poggi, è sempre identica a se stessa. La stessa persona, lo stesso tono di voce, la stessa aria dolce di una donna, una madre che nasconde dentro di sé, insieme con un dolore insanabile, anche sentimenti alti e una forza inesauribile, una forza senza odio. Anche adesso che la Cassazione ha definitivamente condannato a sedici anni Alberto Stasi per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, il 13 agosto del 2007, a Garlasco.  Ha saputo della lettera che l’ex bocconiano ha scritto dal carcere al nostro giornale nella quale si proclama innocente definendosi un trofeo esibito dalla giustizia, ma di questo oggi non intende parlare: «Non l’ho vista, non ho niente da dire».

Signora Rita, come sono state queste giornate di fine anno? «In casa, in famiglia. Come sempre. Sì, è stato un Natale un po’ diverso. Non mi sembra vero che sia finito. Otto anni sono stati tanto lunghi. Speriamo nell’anno nuovo e continuiamo, andiamo avanti».

In cosa sono stati giorni diversi rispetto agli ultimi anni? «Eravamo tutti un po’ più sollevati. In questo, sì, è stato diverso».

È stata da Chiara? «Certo, ci mancherebbe altro. Non potevo non passare il mio Natale da lei, con lei. Le ho parlato come sempre, le ho detto che era stata brava. Gliel’ho detto una volta di più».

È finita. Il bilancio di questi otto anni? «Giustizia è arrivata. Era giusto che arrivasse. L’unica giustizia possibile».

È stata una sua vittoria, dopo avere lottato tanto. «No, l’ho subito detto e lo ripeto. Non è stata una vittoria mia e della mia famiglia. Noi chiedevamo verità e giustizia. Per Chiara, per prima. Le erano dovute».

Subito dopo la Cassazione, lei ha ricordato un’altra persona che soffriva. «Sì, c’era un’altra mamma nella sofferenza. C’è ancora. Non bisogna dimenticarla mai».

È l’ultimo tratto di umanità: il pensiero per la madre di Alberto Stasi. C'è da essere certi che quando la si ritroverà, fra un mese, fra un anno, fra dieci o vent’anni, Rita Poggi sarà com’è ora, come è stata in passato. Nell’agosto di due anni fa, ne erano trascorsi sette dalla morte di Chiara, si aspettava il nuovo processo d’appello, dopo che la Cassazione aveva annullato l’assoluzione di Stasi. «È stato accolto – diceva mamma Rita – tutto quello che chiedevamo. L’ho detto e lo ripeto: finalmente hanno capito e ci hanno ascoltato». Il 13 agosto dello scorso anno. La sera nella chiesa parrocchiale di Garlasco sarebbe stata celebrata la messa in ricordo di Chiara. Si attendeva la parola definitiva, l’ultimo suggello della Cassazione.

«Era mio dovere – sussurrava Rita – fare tutto questo. Non potevo fermarmi. Dovevo farlo. Chiara mi ha aiutato, mi ha dato tanta forza anche nei momenti più difficili. Speriamo che si chiuda. Con la verità, l’unica. Quella che è negli atti del processo». Era nella villetta di via Pascoli dove era stata uccisa la figlia e dove tutto parlava di lei. La cameretta che i genitori avevano fotografato per poter rimettere tutto com’era. I libri. Le riviste femminili. Il guardaroba. Il giardino. Il prato. I due gattini. La casa di Chiara Poggi.