Frontalieri, scatta la stangata: le tasse si pagheranno in Italia

Stop alla tassazione elvetica per i lavoratori italiani in Svizzera: anche per loro imposte nazionali. "È la fine di un’epoca"

Sono oltre 60mila i frontalieri in Ticino

Sono oltre 60mila i frontalieri in Ticino

Como -  Basta tasse pagate Oltreconfine, dove in media la mano del Fisco è più leggera. D’ora in poi i frontalieri che vanno in Ticino a lavorare, oltre 70mila persone, dovranno pagare direttamente l’erario italiano. Anche se con un po’ di agevolazioni. Dopo anni di trattative e intese quasi sempre disattese dal nostro Paese sembra essere arrivato il momento di fare sul serio tra Italia e Svizzera.

La visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è sicuramente servita a riportare in primo piano l’intesa che era stata momentaneamente accantonata dopo la caduta del Governo Draghi. Anche Giorgia Meloni, attraverso il Ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, ha fatto sapere di essere pronta a proseguire dove il precedente esecutivo si era fermato, una buona notizia soprattutto per la Svizzera che spera di firmare gli accordi entro l’estate. La proposta all’approvazione della Commissione Bilancio del Senato prevede il superamento degli accordi siglati nel 1974 per portare i frontalieri a pagare finalmente le tasse in Italia.

Attualmente il sistema prevedeva che le imposte da lavoro dipendente fossero pagate al 100% in Svizzera e poi venissero in parte restituite all’Italia attraverso un meccanismo molto complesso che ad esempio comprende i ristorni a beneficio dei Comuni di frontiera. Questo perché i frontalieri, che nel Paese d’origine risultano praticamente privi di reddito, possono in teoria ottenere servizi a tariffe agevolate in Patria. Il nuovo meccanismo prevede una riduzione dell’imponibile alla fonte, che passa dal 100% al 70%, ma a fronte di una busta paga più sostanziosa i frontalieri dovranno presentare la dichiarazione dei redditi in Italia. Se ai nuovi frontalieri, ovvero quelli che verranno assunti oltreconfine una volta che l’accordo verrà siglato, si applicherà fin da subito questo nuovo sistema, per tutti gli altri che stanno già lavorando sono previste delle agevolazioni, sotto forma di franchigie che potranno essere utilizzate in sede di dichiarazione per abbattere l’imponibile.

Da questo punto di vista il Governo Meloni, sulla scia di quello precedente, sembra favorevole a introdurre a innalzare la franchigia da 7.500 a 10mila euro, rendendo non imponibili gli assegni familiari concessi ai lavoratori. Per i frontalieri che invece percepiscono la pensione oltreconfine è prevista una tassazione al 5%. "Finalmente è stato uniformato il trattamento fiscale delle rendite del primo e secondo pilastro (le due principali forme di previdenza previste nella Confederazione, ndr ) – conferma il segretario generale della Cisl dei Laghi, Daniele Magon – In questo modo l’imposta alla fonte sarà la stessa tra Italia e Svizzera indipendente da dove viene percepita, eliminando disparità davvero inaccettabili".

Alla vigilia della visita di Stato la Cgil, insieme a Cisl, Uil e i sindacati elvetici Unia, Ocst e Syna aveva inviato una piattaforma per chiedere l’introduzione delle franchigie, la deducibilità dei contributi di prepensionamento di categoria, l’impegno a rispettare la parità di trattamento in caso di smart working, l’innalzamento della Naspi in relazione all’anzianità di servizio, l’istituzione del tavolo interministeriale sullo Statuto dei lavoratori frontalieri e la convocazione del tavolo di monitoraggio per la corretta applicazione dell’accordo. Alla fine Italia e Svizzera sembrano aver dato loro retta.