Nuovo anno scolastico, vecchie tradizioni. I giovani ambientalisti del movimento Fridays For Future, come ormai accade da 4 anni, sono tornati nelle piazze delle città italiane per portare al centro del dibattito pubblico l’emergenza climatica. Abbiamo avuto modo di parlare con alcuni di loro per capire quali siano i loro obiettivi e quale sia loro visione del mondo
Ester
Ester Barrel , 20 anni, è originaria del Veneto e studia Giurisprudenza a Milano. Fa parte dei Fridays for Future fin dai primi cortei nel 2019 ed è la nuova portavoce del movimento in città.
Come sta cambiando la piazza a Milano?
"Si sta diversificando molto, ci sono lavoratori, insegnanti. E tanti giovanissimi. Abbiamo più piazze: entriamo nelle scuole, portiamo avanti le azioni e gli scioperi davanti alle aziende che fanno green washing e mostriamo le problematiche anche a livello locale".
Per esempio?
"Olimpiadi: hanno ricadute sul territorio che non sono prese in considerazione. Milano si “tinge di verde“ ma si muore in bicicletta e si muore di aria inquinata. Dice di essere al pari delle grandi città europee e invece siamo indietro quanto a mobilità, piste ciclabili, verde".
Cosa ne pensa delle ultime misure, stretta su Area B, rincari di Area C, più sosta a pagamento?
"Manca una visione. Si continua a pensare Milano per le macchine e non per le persone: per una svolta va consentito a chi viene da fuori di abbandonare l’auto, rendendo accessibili i mezzi pubblici".
Dopo cinque anni, cosa manca ancora?
"Un’immaginazione delle alternative al mondo attuale. Oggi la resistenza climatica è contro nuove forme di negazionismo. La transizione non sta avvenendo. E dai tagli al Pnrr si vede, eccome".
Nuovi scioperi e proteste in vista: ci aspetta un autunno e un inverno “caldo“?
"Sarà caldo a prescindere, purtroppo. Noi continueremo a sviluppare istanze e a mostrare i legami tra crisi climatica e imprese. Contro le narrazioni di chi parla di sostenibilità, ma non cambia".
Michele
Michele Ghidini, 24 anni, è uno dei portavoce dei Fridays for Future Brescia: "Ho iniziato relativamente da poco, dal 2020. Ero uno di quelli che prendeva un po’ in giro chi, come mia sorella, scendeva in piazza a manifestare. Poi, durante gli scout, mi è capitato di affrontare il tema dei cambiamenti climatici. Ho iniziato a leggere, a informarmi, ad ascoltare ciò che diceva il movimento. E oggi sono qui".
Cos’è oggi il movimento nato con Greta Thunberg?
"Sicuramente il movimento sta molto cambiando, perché il mondo va molto veloce. Non siamo forse più un fenomeno di massa, puntiamo a coinvolgere le persone dimostrando, in modo pacifico, che si possono adottare comportamenti più virtuosi".
Quali sono i vostri obiettivi, oggi?
"Ridurre le emissioni il più possibile, senza fissare una cifra. Non diremo mai che abbiamo vinto o perso".
Questo non può essere visto, però, come un approccio un po’ troppo idealista?
"In realtà la nostra proposta è molto concreta. L’ambientalismo si coniuga con la giustizia sociale, che dice tax the rich, nell’ottica del “chi inquina paga“".
Rispetto ad altre forme di ambientalismo, la vostra protesta è sempre stata ‘pacifica’. Continuerà così?
"Non abbiamo mai fatto azioni violente. Purtroppo nonostante questo siamo di fronte a un cambio di passo anche nei nostri confronti. Ci rendiamo conto che stanno aumentando la pressione e la repressione. Siamo ben lontani dai giorni in cui il presidente Draghi invitava a scendere in piazza per il clima".
Pietro
Quando ti sei avvicinato a Fridays for Future?
"Tre anni fa, nel pieno della seconda ondata Covid, quando eravamo chiusi in casa – risponde Pietro Losio, 18 anni che frequenta il liceo scientifico Copernico –. Grazie al lockdown ho avuto tempo tempo per studiare come cambia il clima. Ma non è solo merito mio: i miei genitori appartengono ai gruppi ecosolidali, in casa si parla di certi argomenti...".
Con altri amici hai bloccato l’ingresso della raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi: tutti denunciati.
"Lo avevamo messo in conto. Dopo la nostra azione, però, Eni ha ammesso che fin dagli anni Settanta metteva in guardia sui possibili impatti distruttivi sul clima derivanti dalla combustione delle fonti fossili. Vale la pena essere denunciati se si pone l’attenzione su certi aspetti".
Che cosa rispondi a chi condivide la vostra protesta, ma critica le azioni che adottate?
"Che è molto più comodo non esporsi. Le nostre proteste comunque sono sempre non violente e non pericolose per l’ordine pubblico. Se tra 50 anni la crisi climatica sarà almeno in parte risolta, allora vorrà dire che noi eravamo sulla strada giusta. Certo non basterà una sola azione e dovremmo essere in tantissimi. Ad Amsterdam ogni giorno vengono bloccate le autostrade e forse adesso saranno ascoltati. Chissà se accadrà anche da noi".
A Pavia, una delle città più inquinate d’Italia, chiedete zone di rispetto per le scuole e limiti di velocità a 30 chilometri orari.
"Vogliamo migliorare la vita delle persone. Vorremmo che la città fosse un luogo vivo. Lavoreremo con qualunque forza politica vorrà parlane con noi".