
Frana in Valtellina, a Chiavenna
Sondrio - Un’impresa su tre teme perdite economiche per fenomeni naturali. In Lombardia sono soprattutto frane e ondate di calore a preoccupare le aziende, che ipotizzano nei prossimi anni un aumento di danni diretti e indiretti favoriti dal cambiamento climatico: cedimenti strutturali, interruzioni di servizi, cali di fatturato.
Lo studio realizzato da Crif - azienda di sistemi di informazioni creditizie e soluzioni digitali - e Red - società specializzata in prodotti e servizi per la valutazione del rischio indotto da eventi naturali estremi, fondata nel 2008 a Pavia - classifica tre province lombarde tra le prime dieci nella graduatoria nazionale relativa alle imprese più a rischio per frane: Sondrio terza, Lecco sesta e Como nona. In Valtellina il Centro di monitoraggio geologico di Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) tiene sotto controllo 22 delle 45 frane osservate speciali in Lombardia, dove sono censiti oltre 100mila movimenti sui 600mila attivi in Italia. Più di uno su sei. L’altra provincia dove gli occhi dei geologi guardano da vicino più frane è Brescia, con otto fronti pericolosi e in continuo spostamento, seguita da Lecco (sei), Bergamo (cinque) e Como (tre). Tra i movimenti monitorati costantemente c’è anche quello nella frazione di Vignola, comune di Ponte Nizza, in provincia di Pavia.
Se nella fascia montana e collinare preoccupa la caduta massi, in pianura sono le ondate di calore crescenti a far sentire le aziende meno sicure sul futuro economico. In Lombardia è la Bassa e in particolare Pavia la provincia dove le imprese temono gli effetti del clima più caldo da qui al 2049. Neppure Brescia e Milano, pur essendo fuori dalle prime dieci zone d’Italia, non si sono comunque sicure dalle ripercussioni.