
Fausto Coppi al centro in una immagine del 1939
Milano, 11 marzo 2019 - E' un ragazzo piemontese pelle e ossa. Non ha ancora 19 anni. Da poco è passato dagli indipendenti ai dilettanti. È arrivato in bicicletta dalla sua casa di Castellania, un centinaio di chilometri, una pedalata dopo l’altra, con la maglia del Dopolavoro Montecatini di Spinetta Marengo e i palmer di riserva incrociati sul petto. Se ne sta tutto solo, silenzioso, in disparte. Ma in corsa dà battaglia, va in fuga (una delle prime della sua carriera), viene ripreso e superato in volata. Si chiama Fausto Coppi.
Quest’anno è un secolo dalla nascita del Campionissimo. Una grande, lunga strada che passa anche per Gaggiano. È il 19 giugno del 1938. A Gaggiano si corre la quinta edizione del “Medaglione Belloni”, intitolato a Giuseppe Belloni, combattente nella Grande Guerra, titolare della osteria (con camere) “Croce Bianca” negli Anni Venti, consigliere comunale. Partenza alle due del pomeriggio, percorso in pianura, arrampicata sulle colline dell’Oltrepò, ritorno a Gaggiano lungo strade in gran parte non asfaltate, 90 chilometri in tutto. I dilettanti (un centinaio) delle classi 1919 e 1920 hanno pagato 3 lire di iscrizione. Al primo classificato andrà un premio di 150 lire, 100 al secondo, 70 al terzo, 50 al quarto, 30 al quinto, 20 al sesto, 10 al settimo, ottavo, nono, decimo.
Coppi prende il volo in solitaria sulla salita di Montalto, ma viene raggiunto al Ponte della Becca, a Pavia. Rimane agganciato ai primi. Volata a Gaggiano, su un rettilineo di un chilometro, fiancheggiato dalla roggia Gamberina. S’impone Oreste Conte, della Società Sportiva Genova di Milano, che precede Giovanni Riva, del Dopolavoro Falck di Milano, e Fausto Coppi. Conte correrà con Coppi, alla Bianchi, dal 1948 al ‘51.
«Il ciclismo a Gaggiano - dice Paolo Migliavacca, ricercatore storico gaggianese - è nato con la bicicletta. Non a caso Giuseppe Belloni era stato corridore nei primi anni del Novecento. A Gianni Zucca, organizzatore della gara, la definizione di ‘ciclista’ si adattava in ogni senso: nato nel 1902, aveva corso, costruito bici nella fabbrica Dei, le aveva riparate nel suo negozio, aveva fondato e diretto società ciclistiche fino a tardissima età. Gaggiano ha mandato al Giro d’Italia corridori come Giovanni Pissarelli, detto “el Guzza”, dal nome della cascina dove viveva, negli anni di Binda, Franco Calvi, gregario negli anni di Merckx, “maglia nera” nel Giro del ‘75, Giovanni Mantovani, forte velocista all’epoca di Moser e Saronni. Il ciclismo crea legami fortissimi. Ai funerali di Silvano Davo, professionista nella Salvarani e poi nella Gbc, massaggiatore di tanti atleti, sono sfilati cinquant’anni di ciclismo: campioni e corridori sconosciuti, direttori sportivi, commentatori televisivi, appassionati di ciclismo che tiravano su i figli a colpi di pedale».