Fase 3, la rivolta delle discoteche: "Fateci riaprire"

Via libera solo a partire dal 14 luglio, ma usando l’auto i giovani possono approfittare della partenza anticipata in altre regioni

Serata in discoteca (foto di repertorio)

Serata in discoteca (foto di repertorio)

Milano, 14 giugno 2020 -  Discoteche e sale da ballo ancora bloccate. Lo slittamento delle aperture non trova d’accordo i gestori dei locali nostrani, "430 aziende in Lombardia, di cui 110 solo a Milano e provincia, su 2500 in tutta Italia", sottolinea Roberto Cominardi, titolare Old Fashion e presidente SilbFipe (associazione che raccoglie le imprese dell’intrattenimento da ballo) della provincia di Milano e coordinatore lombardo. "La situazione è bizzarra. Il Dpcm sulla fase 3 consente la ripartenza dei locali dal 14 luglio ma permette alle regioni di anticipare", seguendo l’andamento della curva epidemiologica. "Il risultato è che non c’è uniformità: in Veneto si potrà partire il 19 giugno, così come in Emilia Romagna e in Liguria. Ancora prima in Toscana. Mentre in Lombardia è consentito solo il lounge bar".

E in questo scenario , per Cominardi, si profilano tre problemi: "Il primo è il pendolarismo: per andare a ballare, quanti giovani prenderanno la macchina spostandosi fuori regione? Dopo tutta la fatica per ridurre al minimo i rischi di incidenti e le cosiddette “stragi“ del sabato sera". La seconda criticità riguarda "il fatto che i ragazzi escono comunque e si riversano per strada con i drink. Lo stiamo vedendo negli assembramenti, con tanti senza le mascherine, soprattutto nella zona di corso Garibaldi e corso Como, dove c’è un’alta concentrazione di discoteche ora chiuse. Noi avremmo voluto essere attori nella fase delle riaperture, non solo per questioni economiche: nei locali si seguono regole, il controllo della temperatura, il distanziamento, la sanificazione. Per strada è impossibile un controllo capillare. Vogliamo essere un’opportunità, un aiuto, non un problema da tollerare" .

E ora «pochissimi hanno riaperto con il solo servizio di lounge bar. Noi abbiamo provato all’Old Fashion ma non è quello il nostro servizio". SilpFipe si appellerà alla Regione "per chiedere di uniformarci agli altri territori". I colleghi gli danno manforte. Tra loro Alessandro Dadati, uno dei soci del Tocqueville: anche per lui "una situazione così non può che favorire il pendolarismo notturno e i problemi che ne conseguono: in mezz’ora o un’ora si cambia regione, per poi tornare a casa all’alba. Abbiamo combattuto tanto per evitare i rischi, sensibilizzando i ragazzi anche contro i nostri stessi interessi e non facilitando l’abuso di alcol". E poi è un’assurdità - aggiunge non fare aprire le discoteche, dove i giovani sarebbero controllati, mentre per strada si creano assembramenti fuori controllo. Chi ha locali all’aperto dovrebbe avere la possibilità di riaprire subito" .

Lo stesso concetto è espresso da Stefano Melis, tra i titolari del Just Cavalli: "Facciamo fatica a capire il senso di quanto sta avvenendo: migliaia di persone per strada in totale anarchia e l’impossibilità di ripartire per i locali che potrebbero accogliere quelle persone in spazi aperti, controllati. Noi stiamo lavorando per una ripartenza dopo una chiusura di 4 mesi: puntiamo su eccellenza italiana e qualità, ancora più di prima. Vogliamo ricominciare".