Covid, primo netto calo dei ricoveri da tre mesi: e il 72% non è vaccinato

I dati degli ospedali-sentinella Fiaso confermano l'ottimismo sul rallentamento della pandemia. Pregliasco: "Buone prospettive per la primavera ma attenti all'inverno"

Tamponi a Hong Kong

Tamponi a Hong Kong

Decrescita dei nuovi casi di Covid-19 sempre più evidente in Italia nelle ultime settimane, accompagnata ora anche dal primo netto calo dei ricoveri da tre mesi a questa parte. A rilevarlo è la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) che, sulla base delle rilevazioni effettuate nella rete degli ospedali sentinella, ha calcolato che in una settimana il numero dei pazienti Covid ricoverati è diminuito del 17%, mentre la gran parte degli ospedalizzati per Covid - il 72% - continua ad essere rappresentata da soggetti che non ha una adeguata copertura vaccinale o non è vaccinato. 

Trend confermato nei dati giornalieri del bollettino del ministero della Salute, che segnala 59.749 nuovi contagi nelle ultime 24 ore (ieri 70.852) con 278 vittime, in calo rispetto alle 388 di ieri. Il tasso di positività è al 10,7%, stabile, mentre sono 1.073 i pazienti in terapia intensiva, 46 in meno di ieri. I ricoverati nei reparti ordinari sono 15.127 (-475). La curva dei ricoveri comincia dunque a scendere rapidamente: in una settimana, il numero dei pazienti Covid ricoverati è diminuito del 17% secondo la rilevazione Fiaso del 15 febbraio. Nei reparti ordinari la diminuzione dei pazienti, rispetto all’8 febbraio, si attesta al 16% mentre nelle intensive il calo arriva al 26%. La riduzione dei ricoverati, tuttavia, procede a ritmi differenti: negli ospedali del Nord il calo è stato del 29%.

 Nelle strutture del Centro i ricoveri sono scesi dell’11% mentre al Sud i pazienti si sono ridotti dell’8%. Oggi, afferma il presidente Fiaso Giovanni Migliore, «registriamo il primo netto calo dei ricoveri da tre mesi e questo dato è senz’altro il risultato delle misure adottate». Resta tuttavia il dato critico legato ai non vaccinati, che in maggior numero rischiano l’ospedalizzazione. Il 72% dei ricoverati ‘per Covid’, segnala Fiaso, non ha infatti copertura vaccinale adeguata (perché vaccinato da oltre 4 mesi o non ha fatto la dose booster) o non è vaccinato. Fiaso analizza anche il peso dei ricoverati ‘per Covid’ e ‘con Covid’: nei reparti ordinari i primi, ovvero coloro che hanno sviluppato sindromi respiratorie e polmonari, costituiscono il 60% e si tratta per lo più di anziani affetti da altre gravi patologie.

 La percentuale di pazienti “con Covid“, invece, è pari al 40%. E in Rianimazione, solo il 23% è ricoverato ‘con Covid’. Il trend è in discesa anche secondo la rilevazione dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativa al 15 febbraio: la percentuale di posti letto in intensiva occupati da pazienti Covid resta al 12% in Italia e, nell’arco di 24 ore, cala in13 regioni. L’occupazione dei reparti resta invece al 24% in Italia e, in 24 ore, cala in 12 regioni. Scendono invece più lentamente i ricoveri dei bambini monitorati nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti degli ospedali sentinella Fiaso, con la percentuale di ospedalizzazioni calata in una settimana dello 0,9%. 

Inoltre, il 55% dei neonati ricoverati proviene da famiglie senza vaccinazioni complete o con non vaccinati. Quanto al dato di mortalità da Covid, l’Eurostat evidenzia che l’eccesso di mortalità nell’Ue è aumentato nell’autunno 2021, con un nuovo picco del +26% a novembre e chiudendo il 2021 a +23%. Diversi i dati tra gli stati: dal +4% a dicembre in Svezia e +5,4% in Italia, fino al +69% in Polonia. Il trend generale è comunque positivo e, al momento, commenta l’immunologo e membro del Cts Sergio Abrignani, «non credo che dovremmo più vivere la situazione emergenziale che abbiamo vissuto e non penso che possa arrivare a breve una variante più diffusiva di Omicron».

 Ottimistica anche la previsione del virologo Fabrizio Pregliasco, che invita tuttavia alla cautela: «Credo che ci sia una prospettiva assolutamente positiva per questa primavera-estate ma la circolazione del virus tornerà a essere più significativa nella stagione invernale prossima. Quindi dobbiamo graduare le aperture. A mio avviso, la gestione - avverte - deve tener conto ancora della presenza del virus»