Covid: folla e shopping nelle città Nessuno aspetta la zona gialla

In molti comuni Italiani già ieri molta gente in giro come se niente fosse. Gli esperti: "Atteggiamento irresponsabile e pericoloso"

Coronavirus, fase 2 a Milano

Coronavirus, fase 2 a Milano

«La zona gialla non può e non dovrà essere un tana libera tutti...»

Da Milano a Napoli, passando per Venezia e Roma: la notizia del ritorno in zona gialla di molte regioni ha avuto subito come effetto "collaterale" il ritorno degli assembramenti incontrollati nelle vie dello shopping e nei centri cittadini. Sembra  quasi che i cittadini non aspettassero altro che poter tornare alla normalità, infischiandosene beatamente di molte delle basilari regole anti covid. Era come se qualcuno avesse dato una sorta di "libera tutti" privo di qualsiasi regola e limite.

ASSEMBRAMENTI PERICOLOSI IN MOLTI COMUNI A Milano sono stati segnalati numerosi assembramenti pericolosi alla Darsena sui Navigli e nelle vie dello shopping del centro cittadino.Si sono riempite nel pomeriggio le strade del centro. complice anche il bel tempo e, soprattutto nella zona dei Navigli si sono creati assembramenti di giovani che si sono fermati a gruppi nella zona pedonale lungo la Darsena. Molta gente in giro anche in corso Vittorio Emanuele e a Porta Nuova, tra piazza Gae Aulenti e corso Como. Anche in Duomo è sembrata una domenica normale senza restrizioni da zona arancione, con corso Vittorio Emanuele molto affollato e tanta gente in giro anche a fare shopping nei grandi negozi di abbigliamento del centro.

A Roma in via del Corso alcuni testimoni raccontano che sembrava di essere nel periodo natalizio pre-Covid; addirittura i tavolini dei bar di Campo de’ Fiori sono stati occupati da molte bersone che si godevano le loro bevande d'asporto comodamente sedute all'aperto. Anche a Napoli, dove la zona gialla però c’è già, migliaia di persone ieri hanno affollato a piedi le vie dello shopping, da via Toledo al Vomero. Ma affollamenti si registrano anche a Venezia e in molte altre città del Veneto dove proprio ieri sono cominciati i saldi invernali. PREOCCUPAZIONE DI SINDACI ED ESPERTI I sindaci di numerosi comuni, decisamente allarmati per quanto accaduto stanno già minacciando chiusure di vie e piazze per evitare rischi. Il virologo Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, teme che da lunedì, quando cioè le zone gialle saranno effettive in molte regioni, i rischi di un innalzamento dei numeri dei contagiati possano crescere a dismisura e tornare ad impennarsi. Anche Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, davanti alle immagini della movida milanese, non nasconde i timori: «La zona gialla non può e non dovrà essere un tana libera tutti...». Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha criticato il governo per la decisione di far scattare la zona gialla solo da domani, pensando alle aspettative di bar e ristoranti: «Continuo a non capire perché il provvedimento non sia stato reso operativo da subito». E promette battaglia: «Faremo fronte comune con tutte le Regioni affinché il governo riveda i criteri astrusi dei Dpcm e provveda a ristorare in tempi certi chi più degli altri ha subìto danni». In Lombardia, nel Lazio, un po’ dovunque ieri gli esercenti di bar e ristoranti hanno contestato la scelta del governo: «Ci ha tolto anche stavolta i clienti della domenica». E la Fipe rilancia: «Chiederemo di riaprire i ristoranti fino alle 22». «Stiamo facendo un errore ad allentare la presa», commenta l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità della Puglia, una delle cinque zone — assieme a Umbria, Sicilia, provincia autonoma di Bolzano e Sardegna — che domani saranno ancora in arancione. Ma il governatore sardo, Christian Solinas, ha già fatto ricorso d’urgenza al Tar che deciderà tra oggi e domani: «Centinaia di operatori sono in ginocchio — avverte Antonello Peru, consigliere di Cambiamo-Udc — la gente è vicina alla disobbedienza civile».