Vaccini anti-Covid, Arcuri: "Somministrate 100mila dosi al giorno". Ma i contagi salgono

Il commissario Domenico Arcuri annuncia il cambio di passo in Italia. Il report della Fondazione Gimbe: "Contagi in aumento, allarme in 41 province"

Dalla Fondazione Gimbe il rapporto aggiornato tra positivi e testati

Dalla Fondazione Gimbe il rapporto aggiornato tra positivi e testati

Roma, 25 febbraio 2021 - Vaccini anti-Covid, nonostante le difficoltà delle ultime settimane tra i ritardi nelle somministrazioni e nell'approvvigionamento delle dosi, il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri annuncia un cambio di passo in Italia: "La campagna di vaccinazione contro l'epidemia Covid sta registrando un confortante incremento. Da lunedì 22 febbraio sono state effettuate in media oltre 100mila somministrazioni al giorno e ieri, mercoledì 24 febbraio, è stato raggiunto il picco di 102.433 dosi". L'accelerazione negli ultimi giorni della campagna vaccinale in Italia è dovuta, secondo quanto si apprende, alla messa a regime della somministrazione di Astrazeneca e degli hub per i vaccini. Inoltre, viene riferito, incide positivamente l'entrata in funzione della rete dei medici di base. 

Il report della Fondazione Gimbe

Il monitoraggio della Fondazione Gimbe, però, evidenzia ancora i problemi per quanto riguarda le vaccinazioni, in particolare sugli over 80. A oggi solo 3 anziani su 100 hanno completato la vaccinazione anti-Covid e "la continua revisione al ribasso delle forniture, in soli 2 mesi, ha quasi dimezzato le dosi previste per il primo trimestre 2021, che sono precipitate da 28,3 a 15,7 milioni. Una riduzione di tale entità, se da un lato è imputabile ai ritardi di produzione e consegna, dall'altro risente di irrealistiche stime di approvvigionamento del piano originale". Ma, come mostra la grande differenza di velocità con cui si vaccina nelle varie regioni, è "preoccupante anche la frenata delle somministrazioni", legata a difficoltà organizzative. Al 24 febbraio avevano completato il ciclo vaccinale con la seconda dose oltre 1,34 milioni di persone, pari al 2,25% della popolazione, ma con marcate differenze regionali: dall'1,58% dell'Abruzzo al 4,17% della provincia autonoma di Bolzano. Resta esigua la copertura degli over 80: su oltre 4,4 milioni, solo 380mila (l'8,6%) hanno ricevuto la prima dose e circa 127mila (il 2,9%) hanno ricevuto anche la seconda. Difficoltà organizzative anche per le vaccinazioni delle altre categorie. "È stato somministrato - sottolinea Gili - solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a insegnanti e forze dell'ordine". E pure in questo caso, sono notevoli sono le differenze regionali: se Toscana (64%), Valle d'Aosta (41,2%), Bolzano (37,6%) e Lazio (25%) hanno somministrato almeno un quarto delle dosi consegnate da AstraZeneca,  cinque regioni non hanno nemmeno iniziato. "Dai primi posti in classifica tra i Paesi europei conquistati nella prima fase della campagna vaccinale - precisa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - l'Italia ha perso numerose posizioni perché non tutte le regioni erano pronte". Per uscire dalla pandemia, conclude, "è necessario un netto cambio di passo del governo Draghi".

Allarme rosso in 41 province

Dopo circa un mese di stabilità nel numero dei nuovi casi di Covid, nella scorsa settimana si registra "un'inversione di tendenza con un incremento che a livello nazionale sfiora il 10%, segno della rapida diffusione di varianti più contagiose". E in 41 province l'aumento di infezioni è superiore al 20%. È quanto emerge dall'ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Nel dettaglio, nella settimana 17-23 febbraio, rispetto alla precedente, si nota un incremento dei nuovi casi (92.571 rispetto a 84.272, pari a +9,8%), a fronte di un numero stabile di decessi (2.177 rispetto a 2.169). In lieve riduzione, invece, i casi attualmente positivi (387.948 rispetto a 393.686, pari a -1,5%), le persone in isolamento domiciliare (367.507 rispetto a 373.149, pari a -1,5%) e i ricoveri con sintomi (18.295 rispetto a 18.463, pari a -0,9%), mentre risalgono le terapie intensive (2.146 rispetto a 2.074, pari a +3,5%). "L'incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente - spiega - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - è l'indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse regioni". In particolare, nella settimana 17-23 febbraio in ben 74 province su 107 (68,5%) si registra un incremento percentuale dei contagi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in 41 province. In 11 regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in altre 10 sale l'incremento percentuale dei casi totali. "Questi dati - commenta Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe - confermano che, per evitare lockdown più estesi, bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine. Temporeggiare è molto rischioso perché la situazione rischia di sfuggire di mano".