Coronavirus in Lombardia, una settimana per il test sul sangue

Prosegue la caccia al migliore fra i 120 metodi che scovano gli anticorpi. "Chi è stato contagiato lo farà obbligatoriamente"

Un operatore impegnato in un test

Un operatore impegnato in un test

Milano, 4 april 2020 - Potrebbe essere individuato entro la fine della prossima settimana il test sierologico con il quale la Regione Lombardia passerà alla fase due della lotta al coronavirus. La macchina dei controlli sta vagliando l’affidabilità di 120 kit attualmente in commercio attraverso una rete di 22 centri abilitati alle verifiche sotto la regia dell’Università di Pavia. Una volta individuato quello che garantisce risultati attendibili, la Regione sottoporrà al test, in via non solo prioritaria ma anche coatta, tutti i lombardi che sono stati dimessi dagli ospedali perché guariti dal coronavirus, quale che sia la forma, lieve o pesante, secondo la quale lo avevano contratto. E altrettanto vale per le persone che sono state costrette ad osservare periodi di isolamento domiciliare.

Per alcune categorie di lavoratori e di cittadini il test sarà gratuito, per tutti i guariti sarà, meglio ribadirlo, obbligatorio. Fosse possibile farlo già in questi giorni, il test riguarderebbe 26.026 lombardi, tanti sono quelli che hanno vinto il Covid-19. Quello seriologico è - detto altrimenti - un esame del sangue e serve a comprendere se gli anticorpi sviluppati dai pazienti guariti siano o no protettivi, vale a dire: se garantiscano l’immunità da eventuali nuovi contagi rendendo al tempo stesso non contagioso chi ne è uscito. Avere gli anticorpi non sempre significa essere protetti.

«Per quello che possiamo dire finora – spiega Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare –, sembra plausibile che gli anticorpi sviluppati dagli organismi che hanno superato il virus siano protettivi. Mettere in campo 22 centri per l’analisi dei kit significa mettere in campo la più ampia potenzia di fuoco possibile". Prima che un organismo contagiato possa reagire e produrre anticorpi occorre che passi almeno una settimana. E non solo: per una certa fase della malattia il virus e gli anticorpi possono convivere. Per questo motivo non ha senso, dal punto di vista scientifico, sottoporre a test del sangue chi è ancora alle prese con la pandemia. Ed è sempre per questo motivo che "il momento dei test seriologici è adesso", come scandisce Carlo Perno, direttore di dipartimento dell’ospedale Niguarda di Milano, nel corso dell’ormai consueta diretta Facebook da Palazzo Lombardia.

"Il tempo corretto per i test anticorpali è adesso perché questi test sono utili quando c’è tanta storia clinica e oggi abbiamo numeri sufficienti". Parole che confermano che la macchina lombarda si è defintivamente messa in moto come preannunciato da Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, nella mattinata di giovedì, quando aveva fatto sapere ai sindaci lombardi di centrosinistra che non occorrevano sollecitazioni in questo senso. Due le tipologie di test che si stanno testando: quello rapido consente di avere un riscontro entro 15 minuti e si fa prelevando una minima quantità di sangue dal polpastrello, per avere invece l’esito del test che viene fatto tramite prelievo venoso occorrono dalle 24 alle 48 ore. In un secondo momento non è escluso che al seriologico possano essere sottoposte persone asintomatiche.