Coronavirus in Lombardia, Zangrillo: "Non più malati gravi, ora convivere con il Covid"

Il primario di anestesia e terapia intensiva del San Raffaele di Milano: "Alune persone non vanno in ospedale per curarsi perché terrorizzate di essere contagiate"

Coronavirus, medici al lavoro in ospedale (Ansa)

Coronavirus, medici al lavoro in ospedale (Ansa)

Milano, 27 luglio 2020 - "Il 18 aprile scorso è una data importante: quel giorno è stato l'ultimo in cui in un grande istituto ospedaliero di Milano abbiamo avuto un malato grave ricoverato in terapia intensiva, con i sintomi del Sars-Cov-2. Da allora in poi non abbiamo piu' avuto malati con quel tipo di sintomatologia". Lo ha detto Alberto Zangrillo, intervenendo al convegno "Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti", in corso al Senato. Per Zangrillo "ora dobbiamo dunque convivere con il virus". Il primario di anestesia e terapia intensiva dell'ospedale Vita-Salute San Raffaele di Milano ha, inoltre, sottolineato il rischio che alcune persone che dovrebbero recarsi in ospedale per curare delle patologie non lo fanno "perche' terrorizzate di essere contagiate".

Zangrillo ha ribadito di "evitare estremismi", ma di avere "ottimismo e buonsenso". "Stigmatizzo questa polarizzazione, questo far emergere che ci possa essere divergenza di vedute fra addetti ai lavori, che in questa vicenda sono prevalentemente medici, ma anche tanti biologi, statistici, qualche veterinario e qualche epidemiologo. L'importante è che tutti coloro che parlano posseggano l'argomento", ha spiegato.

Tornando sulla "famosa frase che non mi è sfuggita, anche se è stata oggetto di speculazioni, le più varie", cioè che "il virus clinicamente è inesistente", Zangrillo ha voluto chiarire un'ultima volta: "Probabilmente ho sbagliato nei toni, chiedo scusa. Ma nessuno è riuscito a contraddirmi e fortunatamente", con i colleghi del San Raffaele, "continuiamo ad assistere a questo tipo di situazione, a questo tipo di evidenza. Dobbiamo convivere con il virus". "Voglio che sia chiaro a tutti - ha sottolineato - che esiste un'enorme differenza fra contagio e malattia. Tutti i contagi che stiamo contando ogni giorni in Italia, fortunatamente non sono in grado di produrre una malattia con clinica tale da portare la persona in ospedale o, peggio, in terapia intensiva. Speriamo che la situazione si confermi tale". Una speranza, per l'esperto, "non in contrasto" con quanto sta succedendo Oltreoceano. "Il nostro Ssn non è paragonabile a quello americano, brasiliano, messicano: sono state date linee guida corrette per poter tracciare, isolare, identificare eventuali focolai e trattarli con tempestività. Gli italiani hanno dimostrato di essere un popolo responsabile. Un atteggiamento responsabile che tutti noi dobbiamo continuare ad avere, ma prima di tutto l'autorità governativa sanitaria, perché non esiste solo Sars-Cov-2".

​Lombardia, tre giorni consecutivi senza morti

Intanto, proseguono numeri incoraggianti e finora mai riscontrati in epoca pandemia. Anche ieri, è il terzo giorno consecutivo, non si sono registrati decessi da coronavirus in Lombardia, lasciando invariato il conto complessivo a 16.801 morti in Regione dall’inizio dell’emergenza. Poco più di ottomila, 8.057 per l’esattezza, i tamponi effettuati: 74 i nuovi casi positivi intercettati, di cui 11 debolmente positivi e 12 a seguito di test sierologici. Stabili i ricoverati nei reparti di Terapia intensiva (13), in calo quelli negli altri reparti (passati da 148 a 139). "Il terzo giorno consecutivo senza decessi ci induce alla speranza e all’ottimismo", ha commentato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Che ha aggiunto un dato significativo: "Zero casi in provincia di Lodi", lì dove fu intercettato il primo contagiato ufficiale (il 20 febbraio all’ospedale di Codogno) e che per buona parte diventò zona rossa il 23 febbraio.

Multe in metropolitana a Milano

Il costante miglioramento della situazione non deve far abbassare la guardia, anche perché i focolai che via via spuntano in diverse parti d’Italia consigliano estrema prudenza e confermano che il virus è ancora presente. Le regole da rispettare restano sempre le stesse: mantenere il distanziamento sociale e indossare la mascherina nei luoghi in cui non sia possibile farlo, in quelli più affollati e al chiuso. In questo contesto, si inserisco i controlli in metropolitana. E scatta qualche multa.

Studio Pavia: "Risultati promettenti sul plasma"

Mentre prosegue il saliscendi dei casi di Coronavirus, la ricerca non si ferma. Secondo un piccolo studio, pubblicato su Haematologica, una rivista scientifica a cura della Fondazione Ferrata Storti, condotto dagli esperti della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, il plasma iperimmune potrebbe rappresentare una terapia d'approccio moderatamente efficace nei casi in cui Covid-19 si manifesta in forma grave. Tra le firme dell'articolo, Giuseppe De Donno, direttore di Pneumologia e dell'Unita' di Terapia intensiva respiratoria all'ospedale Carlo Poma di Mantova e coinvolto nella polemica sul plasma iperimmune con l'accademico Roberto Burioni. "Abbiamo selezionato parametri relativi a pazienti con Covid-19 in forma grave e moderata - ha spiegato Cesare Perotti, della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia - considerando 46 partecipanti che dal 25 marzo al 21 aprile, sono stati sottoposti a ventilazione meccanica a pressione positiva continua (CPAP) e/o a intubazione". L'esperto ha spiegato che il campione era costituito da 28 maschi e 18 femmine. "Il decesso - ha continuato Fausto Baldanti, dell'Universita' di Pavia - si è verificato nel 6,5 percento dei partecipanti, un dato decisamente inferiore rispetto al 15 percento relativo alla stessa fascia d'eta' presente nelle statistiche nazionali". La mortalità sembra dunque diminuita nei pazienti trattati con plasma iperimmune. "26 su 30 pazienti - ha aggiunto Fausto Baldanti - hanno interrotto la ventilazione e 3 su 7 sono stati estubati". I ricercatori specificano che si sono verificati eventi avversi in 4 pazienti, di cui due probabilmente legati alla terapia sperimentale. "Il plasma iperimmune - concludono gli autori - potrebbe portare a benefici promettenti. Saranno necessari ulteriori studi controllati e randomizzati".