Emergenza Coronavirus, odissea a 5 anni: febbre, dolori e ore di attesa

Lodi, disagi tra 112 e l’ospedale di Crema. Il papà: ancora non sappiamo se c’entri il virus

Nella “zona rossa” la situazione è critica. Si prevede l’invio di rinforzi per assistenza

Nella “zona rossa” la situazione è critica. Si prevede l’invio di rinforzi per assistenza

Boom di richieste di assistenza sanitaria, per Coronavirus e non solo e gli ospedali sono in difficoltà. A Lodi, nella notte tra venerdì e ieri è scattata una serrata del pronto soccorso: chi si presentava autonomamente per urgenze veniva accolto ma, per dare fiato agli operatori sanitari, l’Agenzia regionale dell’emergenza e urgenza ha cercato di deviare in altre strutture le ambulanze. Poi ieri il reparto ha riaperto regolarmente e il flusso di ambulanze è ripreso a discrezione della centrale operativa. Intanto il personale continua a fare turni prolungati. Problemi di sovraffollamento si sono registrati ieri anche a Stradella nosocomio preso d’assalto da pazienti in arrivo anche dal Piacentino e così alle 18 è stata disposta una chiusura temporanea.

Bertonico (Lodi), 1 marzo 2020 - Quattro ore in attesa di essere visitata da un medico e oltre tre ad aspettare un’ambulanza che non arrivava mai. È la brutta avventura vissuta venerdì pomeriggio da una bambina di cinque anni, residente a Bertonico, piena “zona rossa” che accusava dolori fortissimi all’addome e dal giorno precedente era febbricitante. I genitori hanno deciso di chiamare il 112. Erano circa le 15,20. Dall’altra parte della cornetta è stato detto loro di attendere, di avere un po’ di pazienza che avrebbero allertato il 118 o un operatore sanitario. Ma dopo un’ora ancora non si sentiva e vedeva nessuno. Allora hanno nuovamente chiamato il 112. Sono stati messi di nuovo in attesa, dicendo che da lì a poco sarebbero stati contattati. Cosa che non è nuovamente avvenuta. Così hanno provato di nuovo a chiamare.

Dopo le 17, il papà ha composto ancora il numero indicato per le emergenze e gli è stato risposto che c’era stato un tentativo di chiamata, ma il telefono risultava irraggiungibile. "Anche se fosse così non riprovate più?" ha protestato il genitore. In questo lasso di tempo mamma e papà hanno provato a suggerire che, visto che il soccorso pubblico tardava, avrebbero potuto portarla loro in un ospedale. Il 112 ha detto che per nessun motivo avrebbero potuto superare i blocchi. Alcuni parenti che risiedono al di fuori della “zona rossa” avevano pensato di andare a prendere la bambina al confine, con le dovute protezioni. Ma anche in questo caso è stata negata la possibilità. Solo attorno alle 18,20 i soccorritori sono arrivati. La bambina aveva 39.1 di febbre. È stata trasportata all’ospedale di Crema, "unico con posti letto a disposizione". Qui però non erano ancora preparati ad accogliere pazienti della “zona rossa” e la bambina e la mamma hanno dovuto attendere la visita (che è avvenuta poi alle 19,20) e l’esito dei primi esami sedute su una sedia per nulla comoda.

La bambina è stata dimessa ancora con mal di pancia e senza che nessuno le abbia fatto il tampone per capire se ha contratto il Coronavirus. "Ad oggi – dicono i familiari – non sappiamo se i suoi problemi siano stati legati al virus". "Le chiamate negli ultimi giorni sono state numerose e alle questioni ordinarie si sono aggiunte quelle straordinarie – testimonia Lucia Fiorini referente della Croce Rossa –. Da venerdì abbiamo aggiunto altre tre mezzi, passando da 2 a 5 ambulanze, e altre tre potrebbero essere aggiunte nei prossimi giorni. I possibili ritardi nella gestione dei pazienti possono essere legati alle priorità. Le chiamate gestite dal 112 sono tante, noi come volontari facciamo il possibile".