Coronavirus, Conte nella Lombardia della strage: vertice-distensione con Fontana

A Milano l’incontro in Prefettura, sul tavolo i temi famiglia e imprese. Il sindaco Sala: qui si parte il 18 maggio

Il premier Conte a Milano

Il premier Conte a Milano

Milano, 28 aprile 2020 - Giuseppe Conte a Milano. La notizia è già questa, perché il presidente del Consiglio negli ultimi due mesi, fino a ieri, non era mai venuto in visita in Lombardia e nella città capoluogo, le aree più colpite dall’emergenza coronavirus. Ieri pomeriggio, finalmente, il premier è partito da Roma e come prima tappa del suo tour lombardo si è recato nella Prefettura milanese, dove ad attenderlo c’erano il governatore Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe Sala, per poi proseguire per Bergamo e Brescia.

Fontana ha consegnato a Conte un report dei lavori del Patto per lo Sviluppo, il Tavolo istituzionale di confronto e dialogo con tutti i principali protagonisti del sistema lombardo. Tre i temi trattati nel documento relativo alla Fase 2: sostegno alle famiglie, sostegno alle imprese e trasporto pubblico locale. "Sono questioni che richiedono una risposta del Governo", sottolinea al termine del vertice a Palazzo Diotti il numero uno di Palazzo Lombardia. Per quanto riguarda il primo capitolo, il sostegno alle famiglie e gli asili nido, i servizi per l’infanzia e la scuola, il documento sottolinea la necessità di coniugare il rientro al lavoro dei genitori con la gestione dei figli e l’ipotesi di congedi parentali: "Il 50% della retribuzione non è sufficiente".

Secondo capitolo, il sostegno alle imprese: "C’è la necessità di rispondere in tempi rapidi alle richieste delle aziende e semplificazione per far ripartire i cantieri e le attività produttive". Terzo capitolo, il trasporto pubblico: occorre "definire chi può occuparsi, e con quale titolo (i funzionari e i controllori delle aziende di trasporto non sono pubblici ufficiali), dei controlli all’ingresso delle stazioni e sui mezzi pubblici e del mantenimento delle distanze al loro interno".

All’uscita dalla Prefettura, intanto, Sala commenta: "Com’è andata? Un colloquio cordiale. Ho spiegato al presidente Conte che Milano ripartirà il 4 maggio, ma probabilmente di più il 18 maggio. Non siamo una città in cui c’è molta industria, ma altri comparti. Questo ci darà modo di mettere a punto i nostri servizi, soprattutto i trasporti, che sono una mia grande preoccupazione. E al contempo di vedere se c’è il rischio di una ripartenza del contagio". Il primo cittadino, subito dopo, torna alla carica sul tema dei dati: "Le informazioni ufficiali sui contagi lasciano il tempo che trovano. Poco più di mille deceduti da Covid-19? I conti con i 7.700 contagiati non tornano. Perché questi ultimi sono molti di più. Ho spiegato al presidente del Consiglio che è importante capire e fare un discorso chiaro e trasparente ai cittadini sul rischio di ripartenza del contagio".

Non a caso il sindaco chiede un’accelerazione sui test sierologici per sapere chi è immune e chi no. La conclusione del numero uno di Palazzo Marino è la seguente: "Milano ha voglia di ripartire, pur con la prudenza dovuta".I cronisti chiedono a Sala se condivide la richiesta avanzata da una parte del centrosinistra di commissariare la sanità lombarda. Lui replica così: "Tecnicamente non credo che sia un’ipotesi praticabile, ma le mie critiche alla Regione Lombardia non sono mai mancate. Ci sono elementi oggettivi che andranno ripensati: la Lombardia ha perso molto in termini di presidio socio-sanitario territoriale. Il Trivulzio? La situazione non è ancora sotto controllo". Sul Fondo di mutuo soccorso del Comune, infine, il sindaco spiega: "In parte quei soldi stanno andando al bisogno immediato dei cittadini. In parte andranno alla piccola economia che rischia di non ripartire".