La lotta di Regione Lombardia ai “gettonisti”: 851 medici si candidano per coprire i 235 posti necessari negli ospedali

L’esito del primo concorso del Pirellone per incrementare il personale dei pronto soccorso senza fare più ricorso alle cooperative

Milano – Per 235 posti sono arrivate 851 domande. Sono i numeri del primo concorso bandito dalla Regione Lombardia per superare il sistema dei medici gettonisti nei pronto soccorso“Abbiamo bandito questo primo concorso per i medici che devono lavorare nel campo dei pronto soccorso e della emergenza-urgenza, gli anestesisti e tutti quelli che si devono occupare dei codici minori – spiega l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso a margine della seduta del Consiglio regionale –.  Avevamo bisogno, spalmati nell'arco di tutto l'anno, di 235 medici, in questa particolare specialità e abbiamo ricevuto 851 domande quindi mi pare che da questo punto di vista possiamo tranquillamente considerarlo un grande successo”.

La lotta ai gettonisti

Il concorso arriva a conclusione della “crociata” del Pirellone contro la pratica di far ricorso, negli ospedali, a medici a gettone per coprire le carenze, con esborsi notevoli. “Abbiamo, come prima Regione, deciso di interrompere questa vergognosa vicenda dei gettonisti e delle cooperative. Abbiamo sempre ritenuto che fosse la cosa più immorale possibile e immaginabile vedere dei medici lavorare nei Pronto soccorso e nelle sale operatorie, dove ci sono le situazioni più critiche, secondo gli stipendi molto bassi e ingiusti che in questo momento i colleghi ricevono nell'ambito degli ospedali pubblici, ma fosse ignobile assolutamente che affianco di questi colleghi ci fossero dei medici che per 12 ore di lavoro potessero guadagnare 1.500 euro", ha osservato.

“Sappiamo benissimo che molti di questi gettonisti lavorano la notte in un ospedale e guadagnano 1.500 euro, smontano per andare in un altro ospedale, e lavorano durante la giornata, lo hanno dichiarato loro stessi, e guadagnano altri 1.500 euro. In due o tre giorni questi signori, senza preoccuparsi dei livelli di stanchezza, stress e possibile distrazione, si guadagnano quei 5-6mila euro che poi permettono loro per il resto del mese di fare altro. Questo può accadere in una situazione di libero mercato in strutture che però non possono essere quelle pubbliche" ha continuato. 

Cosa cambierà

"Quando ho detto che noi avremmo chiuso questa vergognosa vicenda - ha proseguito - ho sempre pensato che queste erano parole di totale supporto a tutti quelli che giorno e notte lavorano nei nostri ospedali pubblici. Lo ripeto oggi, 'non mollate e il risultato lo state vedendo'. Questo numero assolutamente inaspettato di risposte dei medici sta a significare, anzitutto, che forse abbiamo un po' di credibilità, perché quando indichiamo un percorso, nominiamo nuovi direttori generali e delineiamo le attività che dobbiamo portare avanti nell'ambito dei pronto soccorso, per quello che riguarda anche l'abbattimento delle liste attesa, significa che non stiamo raccontando barzellette, ma stiamo indicando una strada. Questo numero così considerevole di colleghi che hanno aderito a questo primo bando, fatto in 13 giorni senza alcuna pubblicità e, anzi, con l'atteggiamento terroristico da parte di quelle cooperative che evidentemente si vedono rompere il giocattolo sotto le mani" lo sta a dimostrare. "Questo è un ritorno a casa di tanti medici che avevano lasciato gli ospedali negli anni passati. Forse avevano anche ragione, erano delusi e stanchi" ha aggiunto. Quanto agli stipendi previsti per i sostituti, ha concluso, "sono parametrati su quelle che sono le ore che loro svolgeranno nell'ambito delle diverse attività. Contemporaneamente con il ministro Schillaci siamo già d'accordo sul fatto che anche gli stipendi di quei medici che non hanno mai lasciato i loro ospedali saranno riveduti e corretti. In particolare per chi lavora nei pronto soccorso e per tutte le altre categorie che di fatto vivono in ospedale". 

La posizione del Pd

"In realtà per il fabbisogno generale non sono assolutamente tanti", commenta Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, riferendosi a quanto dichiarato prima di lui dall'assessore al Welfare Guido Bertolaso. "Noi - osserva - abbiamo bisogno di irrobustire tanto la sanità lombarda. Mi auguro quindi alla fine che il risultato sia positivo. Attualmente non ci siamo, ma soprattutto penso che la cosa più grave sia che Regione Lombardia e la Giunta Fontana non affrontano l'enorme tema delle liste di attesa e continuiamo a fare sì che ci sia un privato che sia arricchisce, mentre la gente sta in attesa per vedersi curare. E' una cosa gravissima e non si può continuare a eludere questo tema - conclude - come purtroppo si sta facendo da mesi”