FEDERICA PACELLA
Cronaca

Consumo di suolo, in Lombardia “spariti” altri 728 ettari. Ridare terra alla natura: in 484 comuni è un obbligo

Secondo l’Ispra 291mila ettari sono stati sacrificati. Il presidente Laporta: “Aree difficilmente rinnovabili nel breve”. Un’Amministrazione su tre in Lombardia deve restituire il suolo consumato: lo impone la legge in vigore dall’anno scorso, prima verifica nel 2030

Seminativi, foraggio, aree urbane sono la destinazione principale del suolo in Lombardia

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Brescia – Trasformazione a senso unico. Il consumo di suolo continua a crescere, infatti, con Brescia che, per il 2023, spicca in Lombardia per il più alto incremento rispetto all’anno precedente (136,57 ettari). A livello regionale, in un solo anno sono “spariti” 728 ettari di suolo, nonostante i proclami sul consumo zero, portando a quota 290.979 gli ettari consumati, pari al 12,19% del territorio totale regionale (con punte del 40% a Monza, 31,88% a Milano, 21% a Varese). Un incremento progressivo che renderà particolarmente complicata la sfida posta dall’Europa, ovvero il Ripristino della Natura (Nature Restoration Regulation – Nrr), che obbliga tutti gli Stati membri ad azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea all’interno delle aree urbane entro il 2030 e a garantirne l’aumento entro il 2050.

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A evidenziarlo, l’Atlante Ispra 2025 “Territori in trasformazione”, che offre una lettura complessiva delle trasformazioni in atto sul territorio, con dati ufficiali e scientificamente rigorosi per supportare l’adozione di misure che consentano di rispettare i nuovi obblighi per il ripristino della natura. Il dato di partenza è che, con il 12,19%, la Lombardia è al primo posto per quota di suolo consumato. Seminativi, foraggio, aree urbane sono la destinazione principale del suolo in Lombardia. Ora, però, bisognerà fare i conti con il nuovo regolamento sul ripristino della natura (Nature Restoration Regulation - Nrr), entrato in vigore il 18 agosto dello scorso anno, che ha introdotto l’obbligo, per tutti gli Stati membri, di individuare gli ecosistemi degradati, sia terrestri che marini, e di definire delle strategie concrete di ripristino del 30% entro il 2030, del 60% entro il 2040 e del 90% entro il 2050.

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Stefano Laporta presidente di Ispra che ha presentato l’Atlante 2025 “Territori in trasformazione“

Il regolamento sancisce, in sostanza, l’azzeramento della perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea all’interno degli ecosistemi urbani a partire dall’entrata in vigore della legge e l’incremento a partire dal 2031, secondo quanto stabilito nei piani di ripristino. In Lombardia, la stima è che siano 484 i Comuni potenzialmente soggetti agli obblighi del Nrr, sui 1.621 di tutta Italia, in sostanza un comune lombardo su 3. “Noi viviamo su determinati territori, non ci rendiamo conto delle trasformazioni e quando ce ne accorgiamo può essere in ritardo rispetto ai fenomeni che avvengono”, commenta Stefano Laporta, presidente Ispra. Tra le questioni più spinose, l’uso del territorio per gli impianti fotovoltaici. “Dobbiamo conoscere il territorio, perché il suolo è difficilmente rinnovabile almeno nel breve periodo – prosegue Laporta – ma è sbagliato dire che l’uso responsabile e sostenibile dello stesso è contrario all’ambiente o impeditivo per la costruzione di questi impianti”.