Ladro morì nel cassonetto, la famiglia chiede i danni

Un ladro tenta di rubare in una piazzola ecologica comunale e resta ucciso a causa della sua imperizia durante il furto. I famigliari minacciano di fare causa al comune di San Donato e alla ditta che ha fornito i cassoni per i rifiuti di STEFANO CASSINELLI

Roberto Ardenghi, produttore dei cassonetti, ha ricevuto la richiesta di risarcimento

Roberto Ardenghi, produttore dei cassonetti, ha ricevuto la richiesta di risarcimento

Colico (Lecco), 9 dicembre 2015 - Un ladro tenta di rubare in una piazzola ecologica comunale e resta ucciso a causa della sua imperizia durante il furto. I famigliari di fronte a questa tragedia minacciano di fare causa al comune di San Donato Milanese e alla ditta che ha fornito i cassoni per i rifiuti. Senza mezzi termini il legale della famiglia romena chiede soldi per non intraprendere le vie giudiziarie. «Perché alcuni devono lavorare una vita nel rispetto delle regole e spesso non trovano sostegno nella società e invece altri che rubano trovano appoggio nel nostro sistema giudiziario? Cosa stiamo trasmettendo alle future generazioni». Così, profondamente rammaricato per quanto sta accadendo, l’imprenditore Roberto Ardenghi mostra la lettera dell’avvocato che chiede il risarcimento per la morte del ladro che tentava un colpo nella piazzola ecologica del comune di San Donato Milanese. La storia, in un momento in cui si parla tanto di autodifesa e di furti, ha dell’incredibile.

Il drammatico episodio risale al 2013 ma è di questi giorni l’epilogo legale che lascia perplesso l’imprenditore lecchese. Nel settembre 2013 alcuni ladri si introducono nella piazzola ecologica dove si trovano dei cassoni per il deposito dei rifiuti. I cassoni, certificati Ce e con il coperchio a chiusura idraulica, vengono forzati, probabilmente il coperchio è puntellato mentre i ladri asportano il materiale di loro interesse. Ma qualcosa va storto, il pesante coperchio cade e colpisce uno dei ladri. Gli altri, senza chiedere aiuto per il loro compagno, se ne vanno. Solo la mattina seguente gli addetti alla piazzola ecologica trovano il corpo e chiamano le forze dell’ordine. La Seval, l’azienda che ha fornito i cassoni, non viene mai chiamata in causa dalle autorità perché tutte le carte sono in regola e il cassone risponde a tutte le norme vigenti. Ma la famiglia del romeno morto tenta di chiedere i danni al Comune di San Donato proprietario della discarica. La richiesta non va a buon fine e così l’avvocato Davide Cornalba, per conto del figlio del romeno deceduto, chiede i danni alla ditta lecchese «colpevole» di aver fornito il cassone.

«La cosa incredibile – afferma l’imprenditore – è che l’assicurazione sarebbe disposta a riconoscere un risarcimento per non aprire una vertenza giudiziaria. Io dico no a questa scelta, anche se economicamente non graverebbe sulla mia azienda. Possiamo essere tutti dispiaciuti per la morte di questa persona, ma non è tollerabile che si dia spazio per lucrare su un evento di questo tipo cercando di attribuire le colpe e le responsabilità in maniera impropria». Infine l’imprenditore afferma: «Ci sono onesti lavoratori che si ammalano o muoiono per fare dignitosamente il loro mestiere e lo Stato fatica a risarcirli e poi andiamo a rimborsare chi rubava. Dobbiamo dire basta a chi cerca opportunità in casi come questi penalizzando l’assicurazione e gravando quindi su tutti i cittadini onesti. Mi chiedo se l’avvocato Cornalba, che rappresenta la famiglia dell’uomo deceduto, ha intrapreso qualche azione penale o civile verso i complici che non hanno prestato soccorso all’infortunato».