DANIELE DESALVO
Cronaca

Cnsas lombardo, missione salvavita: sette interventi al giorno sulle vette lombarde

Più escursionisti e frequentatori occasionali: così gli Sos crescono

L'intervento con il verricello

L'intervento con il verricello

Milano, 15 settembre 2023 –  “Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso", racconta lo scrittore alpinista Erri De Luca nel libro “E disse“. Un bordo di confine spesso labile, che quest’anno sulle vette lombarde hanno varcato già in 66, per un passo falso, una distrazione, inesperienza, a volte per una semplice fatalità.

"Il fascino delle montagne – sostiene del resto Reinhold Messner – è dato dal fatto che sono belle e pericolose", come femmes fatales, da cui i tecnici del Soccorso alpino e speleologico lombardo cercano quotidianamente di salvare chi ne resta ammaliato quando il loro abbraccio diventa troppo stringente.

Fino ad agosto , in 1.717 interventi - di media 7 al giorno - i 940 volontari delle montagne lombarde hanno soccorso 1.229 persone: 367 illese, 715 ferite lievi, 52 ferite in modo serio e 29 gravi, mentre 66 appunto recuperate morte. Dal 2018 sulle montagne lombarde sono morti quasi in 500: 63 nel 2018, 74 nel 2019, 93 nel 2020, 87 nel 2021, 78 nel 2022 e 66 nei primi 8 mesi dell’anno. Vittime, feriti e interventi sono in aumento.

"Dalla pandemia il numero dei frequentatori della montagna è continuato a crescere e con esso gli incidenti, soprattutto a livello più basso, non solo come quota – spiega Luca Vitali, presidente del Cnsas lombardo, il secondo più grande in Italia dopo quello piemontese –. Sono aumentati gli interventi meno tecnici, su sentieri o in contesti considerati non difficili. In parte è questione di statistica: più persone ci sono in montagna, più la probabilità di problemi aumenta proporzionalmente".

Ma cosa si può fare per limitare per quanto possibile gli incidenti, specialmente quelli mortali?

«Il nostro compito , oltre che soccorrere, è prevenire e informare – risponde Vitali –. Forse gli strumenti utilizzati in passato sono meno efficaci, magari dovremmo utilizzare di più e meglio i social. Credo tuttavia occorra ricominciare pure ad andare nelle scuole e avviare una riflessione insieme ai responsabili del Cai e delle associazioni che insegnano e formano ad andare in montagna in maniera adeguata. Per diverse ragioni in tanti si affidano al “fai da te improvvisato“ in rete, invece che agli esperti, come guide alpine, rifugisti e chi frequenta il Cai e associazioni d’escursionismo".