Coronavirus, nuova ordinanza Lombardia: meno burocrazia per riaprire i centri estivi / PDF

Si riparte da lunedì. Basta un’autocertificazione da spedire all’Ats

Centri estivi

Centri estivi

Milano, 13 giugno 2020 - L’esperienza a volte insegna. È il caso dell’ordinanza emanata ieri dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, nella quale è stata inserita una norma taglia-burocrazia con l’obiettivo di evitare che con i centri estivi, riservati ai ragazzi fino ai 17 anni di età, accada quanto sta accadendo con i centri sociosanitari per le persone fragili. I primi potranno riaprire soltanto da lunedì, i secondi, invece, possono riaprire già da 15 giorni ma di fatto sono per la maggior parte ancora chiusi perché l’iter previsto per la riapertura prevede più step e non ha quindi tempistiche certe. Da qui la norma inserita ieri per i centri estivi, un servizio richiesto a gran voce da quelle mamme e quei papà che, dovendo lavorare, faticano a badare ai figli, costretti a casa ormai da fine febbraio. Da lunedì i centri potranno quindi aprire dando una semplice comunicazione ai Comuni e alle ATS di riferimento. Basterà un’“autodichiarazione“.

Per il resto l’ordinanza lombarda, sulla scorta di quanto previsto dal decreto del Governo, prevede la riapertura dei cinema, dei teatri, delle sale giochi e delle sagre locali ed è valida fino al 30 giugno. Quanto allo sport, "sono consentite gli eventi e le competizioni sportive senza pubblico ad eccezione delle discipline di contatto, per le quali – si spiega nella nota diramata ieri dalla Regione – occorrerà aspettare il 25 giugno, come previsto dall’ultimo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri". Restano invece chiuse le discoteche, i locali da ballo, le fiere e i congressi. A differenza di quanto previsto a livello nazionale, in Lombardia continuerà ad essere obbligatorio indossare la mascherina o altri indumenti utili a tenere coperti naso e bocca. Questo obbligo non viene meno nemmeno all’aperto. Non solo, rimane obbligatorio anche il ricorso ai termoscanner. "In tema di organizzazione del lavoro – fa sapere sempre la Regione –, resta obbligatoria la misurazione della temperatura per il datore e per i dipendenti, così come per i clienti dei ristoranti".

Quanto a cinema e teatri, si è cercata una contemperazione fra le esigenze di grandi e piccole strutture. Fermi restano, all’interno delle sale, il divieto di assembramento e l’obbligo di mantenere la distanza, oltre che le mascherine. In questo senso la Regione non può che prendere le mosse da quanto disposto dal Governo nell’ultimo decreto, vale a dire: in cinema e teatri i posti a sedere devono essere assegnati in modo che tra gli spettatori ci sia almeno un metro di distanza, a meno che questi non siano "abitualmente conviventi". Il numero di spettatori - stanti le regole nazionali - non può in alcun caso superare le 200 unità nelle sale al chiuso e le mille unità per le proiezioni e gli spettacoli all’aperto. Le disposizione di distanziamento valgono non solo per il pubblico, ma anche per il personale di cinema e teatri e, in quest’ultimo caso, anche sul palco. La Regione ha però deciso di inserire negli allegati all’ordinanza un per evitare che quanto vale per teatri come La Scala debba valere per teatri e sale decisamente più piccoli. E alla fine si è deciso che la capienza consentita va da calcolata sulla base della capienza totale, tolti i posti non assegnabili. Ovvero quelli troppo vicini tra loro. Un modo per rendere la regola stringente, ma adatta anche ai piccoli.

Al di là dell’ordinanza , tengono banco gli esiti dei test sierologici che la Regione sta effettuando in queste settimane su alcuni campioni di popolazione, test dai quali è emerso che un lombardo su quattro, tra quelli testati, è positivo al coronavirus. Secondo quanto riferito ieri da Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, Palazzo Lombardia "ha effettuato ad oggi 264.024 prelievi ematici a 161.695 cittadini e 102.329 operatori. Gli esiti di questi test sierologici hanno evidenziato uno stato di positività per 41.250 cittadini, pari al 25,6% del totale, e 13.402 operatori, pari al 12,6%. In questi casi – assicura l’assessore – viene effettuato il tampone. E poco meno del 10% dei cittadini positivi al test lo è anche al tampone. Per gli operatori, la positività è confermata nell’1% dei casi".