Il ritorno del calcioscommesse: "Da mesi senza stipendio, ora qualcuno arrotonda"

Dalla Serie B ai Dilettanti, segnalazioni e nuove inchieste su un fenomeno mai sparito. E con il Covid ora si gioca per disperazione

Uno degli arresti scattati nel 2016 per l’ultimo scandalo calcioscommesse

Uno degli arresti scattati nel 2016 per l’ultimo scandalo calcioscommesse

Ci sono quelle lecite. E quelle illecite. Anche clandestine e si basano sulle combine. Nel labirinto delle scommesse sportive si rischia di perdersi, ma nonostante la pandemia tutto ciò prende una bella fetta di mercato. Uno studio Europol ha stimato la dimensione delle scommesse per tutti gli sport a 1,69 trilioni di euro l’anno. Il calcio rappresenta oltre il 60% del mercato. A livello globale, il 65% del fatturato complessivo delle scommesse è registrato dai bookmaker asiatici, il 21% è in Europa. Allo stesso tempo, il fatturato dei mercati “regolari“ delle scommesse è solo il 25% a livello globale. Tre quarti delle scommesse sono sul mercato nero e quindi molto sospette.  G.M

 

Milano -  I primi segnali inquietanti erano arrivati già fra la fine della scorsa estate e l’inizio dell’autunno (molte gare sospette in Lega Pro e in serie D), le conferme (purtroppo) puntuali nelle ultime settimane. Il calcioscommesse è tornato, o forse non è mai sparito del tutto. Trema la serie B, ma soprattutto il mondo della C e pure dei Dilettanti: ci sono un paio di procure che nel 2021 hanno aperto inchieste e partite nel mirino degli investigatori, anche in Lombardia.

"Io sono stato vittima del sistema – racconta Marco Paoloni, ex portiere della Cremonese, assolto dall’accusa di aver drogato i compagni di squadra per perdere e autore del libro “Over“ –, sono stato il mostro da sbattere in prima pagina, ma nel calcio scommettono in tanti anche se pagano in pochi". Quel che è cambiato, rispetto al passato, sono le motivazioni che spiegano il “fenomeno“ delle combine: perché oggi, in tempo di pandemia, è la disperazione che spinge soprattutto gli addetti ai lavori a cercare il denaro “facile“. Ci sono società, a partire dalle più nobili d serie A, che non pagano gli stipendi da mesi. Peggio ancora nelle serie minori. Ed allora ecco che “accomodare“ i risultati può diventare il modo più veloce e sicuro per guadagnare, anche in tempi in cui le agenzie per scommesse, almeno in Italia, hanno le serrande abbassate. Truccare le partite non è poi così complicato (adesso possono bastare anche i due capitani per mettersi d’accordo persino sul calcio d’inizio, il primo angolo o la prima ammonizione); poi puntare grandi quote “online“, in tempo reale, è un gioco da ragazzi. Soprattutto se i siti dove scommettere sono stranieri, spesso asiatici o dei paradisi delle frodi.

Nel corso del 2020, Sportradar, che monitora la manipolazione delle sfide sportive, ha messo nel mirino oltre 650mila gare di 26 sport (34.000 solo nel calcio) e ha evidenziato un forte aumento (proprio mentre calavano gli eventi sportivi) di attività sospette (quasi 600). Le denunce anonime arrivano anche in redazione, i “pentiti“ raccontano i loro timori mentre i campionati vanno avanti stancamente, senza pubblico e con pochissimi introiti. «Sono arrivato al nord nel mese di gennaio – ci racconta un calciatore della terza serie –. Ma soldi ancora non se ne vedono. Nello spogliatoio girano voci strane, come se partita e classifica non interessassero. Poi dopo qualche allenamento ho capito che scommettono tutti e forse conviene adeguarsi per provare a guadagnare qualche soldo".

In serie C , D e anche fra i cadetti il sistema funziona così: i giocatori stritolati da società in crisi, attuano il “self service“. Truccare una partita o un singolo episodio (si scommette pure sul calcio di rigore e persino un cartellino rosso può nascondere un interesse criminale) è il modo più semplice per passare alla cassa e ritirare lo “stipendio”. Non più dallo Stato, visto che le società italiane sono molto più attente, ma da piattaforme estere. La Gomorra del pallone non è solo affare dei clan. C’è molto altro. Però la malavita c’è sempre. Come dimostrato da precedenti inchieste i clan o addirittura potenti organizzazioni criminali, sono arrivate anche (e soprattutto) al Nord Italia, parcheggiandosi a Chiasso, al confine con la Svizzera per sguinzagliare i propri affiliati e stringere legami con i calciatori. Magari dandogli soldi in cambio d’informazioni precise. Amicizie “sporche“ e spesso pericolose.

(1 - Continua)