MILANO, 29 novembre 2024 – Scontro aperto sulla caccia in Consiglio regionale. Da un lato la maggioranza di centrodestra, che lungo l’asse Fratelli d’Italia-Lega, ha approvato alcuni emendamenti alla legge di revisione ordinamentale che allargano i tempi e i luoghi della stagione venatoria, ma anche le specie che è possibile cacciare. Provvedimenti motivati, in estrema sintesi, con la necessità di contenere l’espansione di alcune specie la cui popolazione sarebbe cresciuta significativamente provocando così danni ai territori.
Dall’altra le opposizioni di centrosinistra che dal Pd al Patto Civico, passando per Alleanza Verdi Sinistra (AVS), denunciano invece l’“ennesimo deregolamentazione”. Nel mezzo un emendamento di Giacomo Zamperini, consigliere regionale di FdI, che ha fatto discutere dentro e fuori l’aula del Pirellone ed è stato infine modificato per effetto delle proteste di Federcaccia.
Nel dettaglio, è stata accolta la proposta del consigliere regionale Pietro Macconi (FdI) di consentire la caccia al daino, fin qui non prevista, e quella di Floriano Massardi (Lega) di cacciare la volpe anche nelle Zone di Rifugio e Ambientamento (ZRA).
“La caccia al daino – spiega Macconi – finora non era prevista perché in Lombardia non ce n’erano, ora invece la loro presenza è significativa al punto da essere contenuta. Anziché protestare, bisognerebbe riconoscere che l’aumento dei daini è un successo delle regole sulla caccia”.
Quanto alla volpe, la ratio è speculare: “Nelle ZRA sta decimando la selvaggina”. Carlo Bravo, vicepresidente della commissione competente e a sua volta consigliere regionale meloniano, ha invece ottenuto che sia riconosciuto il “diritto ad essere ammessi all’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) o al Comprensorio Alpino di Caccia (CAC) in cui è già socio un proprio parente in linea retta, come il proprio padre, figlio, nonno o bisnonno, così favorendo – questo il motivo dichiarato – il tramandarsi della passione venatoria di generazione in generazione”.
Quanto al contrasto al bracconaggio, ecco infine l’emendamento di Giacomo Zamperini: nella versione originale mirava a consentire agli ATC e CAC di decidere sanzioni per chi vìola le regole della caccia, nella sua versione finale, invece, si limita di garantire ad ATC e CAC di comminarle. Nel mezzo le proteste (pubbliche) di Federcaccia.
Da qui le opposizioni. “Ormai quando in Regione si parla di ordinamentale si finisce per discutere di come deregolamentare la caccia – attracca il consigliere regionale del Pd, Gigi Ponti –, come dimostra il fatto che la caccia al cervo e ai daini sia stata ulteriormente deregolamentata e si possa cacciare la volpe anche nelle zone di maggior protezione, quelle destinate al ripopolamento: un controsenso. Trovo veramente grave che in Consiglio si lavori per estendere i calendari venatori e ridurre le specie protette disperdendo l’azione di chi lavora per tutelare i nostri parchi”.
Quindi ecco Michela Palestra, capogruppo del Patto Civico: “Ogni appuntamento con questo documento si sceglie di allentare le maglie e i controlli dell’attività venatoria secondo i dettami delle lobby dei cacciatori. Addirittura la marcia indietro di Zamperini racconta di una maggioranza succube di questi gruppi di interesse. Ci ripetono sempre di dover differenziare i cacciatori rispettosi delle regole dai bracconieri e del loro impegno per una caccia normata, eppure legiferano verso una diminuzione di ogni controllo, una vera deregolamentazione. Come pretendono di essere credibili?”.