Benno Neumair condannato all'ergastolo: il giovane uccise i genitori

Il 31enne gettò i corpi di Peter Neumair e di Laura Perselli nel fiume Adige a Bolzano, nel gennaio dell'anno scorso

Benno Neumair e, a destra, mamma e papà scomparsi

Benno Neumair e, a destra, mamma e papà scomparsi

Bolzano, 19 novembre 2022 - Benno Neumair, il 31enne bolzanino che il 4 gennaio 2021 uccise i genitori, Peter Neumair 63 anni e Laura Perselli 68 anni, entrambi insegnanti in pensione, per poi gettarne i corpi nell'Adige, è stato condannato all'ergastolo.

L'ergastolo

Accolta, quindi, la richiesta del pm, che aveva proposto il massimo della pena per il giovane, insegnante di matematica e appassionato di body building. Nella sua dura requisitoria il magistrato Igor Secco, che ha sostenuto l'accusa di fronte alla Corte d'Assise, aveva definito il ragazzo, protagonista di un rapporto molto complicato con i genitori, "un menzognero cronico". La difesa, sostenendo la tesi dell'infermità di mente dell'assistito, si era limitata a chiedere la concessione delle attenuati generiche alla Corte d'Assise, dicendosi convinta, però, che l'ergastolo fosse, per Benno, come "una condanna a morte". La corte ha accolto in toto le richieste dell'accusa, condannando Benno all'ergastolo sia per l'omicidio del padre, Peter Neumair, che per quello della madre, Laura Perselli. Per il reato di soppressione di cadavere, cioè per avere gettato i corpi dei genitori uccisi nelle acque dell'Adige, Benno Neumair è stato condannato a 3 anni di reclusione. La pena finale è quindi ergastolo con un anno di isolamento diurno e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.  Benno dovrà anche pagare una provvisionale alle parti civili: cioè 200.000 euro alla sorella Madè e 80.000 euro alla sorella di Laura Perselli, Carla. Entro 90 giorni saranno pubblicate le motivazioni della sentenza. 

Il legale di Benno: "Sentenza iniqua"

"Sentenza iniqua, non ce l'attendavamo, dovremo leggere le motivazioni", ha riferito all'Agi l'avvocato Flavio Moccia, difensore di Benno Neumair, pochi minuti dopo la lettura della sentenza della Corte d'assise che ha condannato il 31enne. Poi, l'avvocato Angelo Polo ha affermato: "Come sta Benno in carcere? Come negli ultimi 30 anni, come un malato di mente. E' difficile mandare all'ergastolo questo ragazzo ma noi andremo avanti con la nostra battaglia". E ancora: "Cosa si aspettava? Chi lo sa cosa si aspettava Benno. Ora lui sapra' tutto prima dai mass media, adesso non ci sono gli orari per i colloqui, domani e' domenica, andremo lunedì". 

La sorella Madè: "La condanna non mi restituisce i genitori"

"La verità è che Benno non è malato, o meglio, è malato ma sicuramente era pienamente capace di intendere e di volere quando ha ucciso barbaramente suo padre e sua madre. Questo Madè voleva sentire in quest'aula e oggi lo ha sentito, non ci interessa la pena come non ci e' mai interessato il risarcimento", ha commentato Carlo Bertacchi, legale della sorella dell'omicida e figlia dei genitori uccisi. Poi, proprio Madè Neumair, 27 anni, ha commentato: "Questa non è una vittoria. Non è un traguardo. È la fine di un capitolo che è stato molto doloroso, in quest'ultimo anno e forse se qualcuno mi avesse detto prima quanto dolore sarebbe stato forse avrei pensato di non farcela". E ancora: "Oggi abbiamo finito la giornata, speriamo che ci possa dare un pò di pace. Poi non è che questa pena o le motivazioni che leggeremo ci ridaranno la mamma e il papà. Però forse ci darà un pò di pace per quanto si possa avere pace dopo questo sconvolgimento".  "Penso che la giuria abbia deciso quello che in questo momento è sembrato giusto. Penso che sia giusto. Non so se lo perdonerò è una domanda così difficile che non ci sto pensando. Non sto pensando a lui in questo momento ma alla mamma e al papà", ha aggiunto la giovane. 

Il giallo e la scoperta dell'omicidio

Il caso dell'omicidio dei due coniugi, docenti in pensione e grandi appassionati di passeggiate nelle valli intorno a Bolzano, inizialmente era stato classificato come una misteriosa scomparsa. In pochi giorni, però, il cerchio aveva iniziato a stringersi intorno al figlio Benno, rientrato in Italia da qualche mese all'epoca del delitto, dopo un periodo passato in Germania. Caduto in numerose contraddizioni nel corso degli interrogatori come persona informata dei fatti e incastrato da alcuni indizi, in particolare il ritrovamento di alcune taniche di acqua ossigenata all'interno della sua auto, il giovane era stato sottoposto a provvedimento di fermo. In seguito, dal carcere, aveva voluto parlare con i magistrati e aveva confessato il duplice delitto. Bennò raccontò di aver ucciso i genitori strangolandoli con una corda: prima il padre e poi la madre, rientrata successivamente nell'abitazione di famiglia a Bolzano. Secondo la confessione fu una discussione (non c'è una prova certa, essendo una circostanza riferita solo dall'imputato) con il padre a degenerare in un litigio poi sfociato nel primo dei due omicidi. Dopo i delitti il giovane mise in atto numerosi tentativi di depistaggio. Ad esempio chiese alla giovane di Ora che frequentava in quel periodo di raccontare, se interrogata dagli inquirenti, che la sera del delitto erano assieme e avevano fumato marijuana. Benno andò anche a lavare l'auto, ma venne fermato prima dai carabinieri.