Catania, bambina uccisa dalla madre. Il movente: gelosia verso la nuova compagna dell'ex

Il corpicino nascosto in 5 sacchi della spazzatura. La giovane donna deve rispondere di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere

Catania - La piccola Elena, 5 anni da compiere il prossimo luglio, sarebbe stata uccisa dalla madre con un coltello da cucina nella sua abitazione di Mascalucia, nel Catanese. La mamma 23enne avrebbe poi portato e nascosto il corpicino della piccola in un vicino terreno di campagna, a circa 600 metri dalla casa, nel tentativo di coprire il cadavere con terra e cenere lavica. I carabinieri lo hanno ritrovato sotto terra, nascosto in cinque sacchi neri della spazzatura. Non è stata invece ancora trovata l'arma del delitto.

E' quanto emerge dall'interrogatorio della giovane donna, Martina Patti, che ha confessato a carabinieri e Procura di Catania di avere ucciso la figlia dopo averla presa all'asilo, mentre era sola in casa. "È stato un interrogatorio drammatico" di una "donna distrutta e molto provata che ha fatto qualcosa che neppure lei pensava di poter fare", agendo come se "qualcuno si fosse impadronito" di lei, dimostrandosi "tutt'altro che fredda e calcolatrice", le parole dell'avvocato Gabriele Celesti che difende Martina Patti. "Farò incontrare la mia assistita con uno psichiatra di fama - aggiunge il penalista - per verificare le sue condizioni e dopo decideremo sulla perizia. Devo dare atto di grande correttezza ai carabinieri e alla Procura". Il corpicino della bambina, all'esito dell'ispezione medico legale, ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare, ferite compatibili con l'utilizzo di un coltello. La bimba è stata colpita al collo, all'orecchio e sulla parte supersiore della schiena. L'abitazione è stata messa sotto sequestro e sarà sottoposta a ulteriori indagini.

La Procura di Catania ha predisposto il fermo della donna per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Il fermo verrà eseguito nelle prossime oredai carabinieriPer quanto riguarda invece il movente, sempre secondo quanto ricostruito dalla Procura etnea "la piccola sarebbe stata uccisa dalla madre "per via di una forma di gelosia nei confronti dell'attuale compagna dell'ex convivente", in quanto non tollerava che alla donna "vi si affezionasse anche la propria figlia". Quello che è emerso dalle indagini è un "quadro di una famiglia non felice, in cui la gioia della figlia non ha compattato la coppia", secondo le parole del comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catania, il colonnello Piercarmine Sica. Il movente, ha confermato l'ufficiale,"può essere la gelosia nei confronti della nuova compagna dell'ex convivente ma anche per l'affetto che Elena mostrava nei confronti della donna". Su questo però Martina Patti "non ha detto nulla: è rimasta sul vago, come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto".

Si tratta dunque di una ricostruzione di inquirenti e investigatori, sulla base delle rilevanze emerse. Quel che invece pare certo è che la donna ha fatto tutto da sola: non ci sono terze persone coinvolte nell'omicidio della piccola Elena. Martina Patti è andata prendere la figlia all'asilo alle 13, dopo essersi procurata pala e zappa e averle portate nel luogo dove ha poi seppellito il corpo. Un omicidio premeditato, dunque.

Martina Patti insieme alla figlia poco prima del delitto
Martina Patti insieme alla figlia poco prima del delitto

L'ipotesi che la bambina fosse stata rapita da un gruppo di uomini incappucciati, come denunciato dalla madre intorno alle 15.30 di ieri, è stata smentita dalle telecamere di sorveglianza, "nonostante una strenua difesa ad oltranza della propria versione" da parte della donna. Lo afferma sempre la procura di Catania sottolineando che "le prime risultanze investigative hanno consentito di accertare la mancata corrispondenza al vero del fatto denunciato, attesa l'assenza di gruppi armati in via Piave nelle fasce orarie indicate". Secondo il racconto della donna, il rapimento della figlia sarebbe stato "una conseguenza del comportamento dell'ex compagno, per non aver ascoltato precedenti messaggi minatori fattigli recapitare presso la propria abitazione in ragione del tentativo posto in essere di individuare il reale complice di una rapina ai danni di una gioielleria di Catania al posto del quale venne arrestato" il 15 ottobre del 2020 e "successivamente assolto nel settembre 2021 per non aver commesso il fatto". 

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