Ameba mangia cervello, nuovo allarme: cos'è, come si contrae. Sintomi e cure

Negli Stati Uniti chiusa la spiaggia di Lake of Three Fires State Park, in Iowa. Un turista e un ragazzino di 13 anni colpiti da meningoencefalite amebica primaria

Naegleria fowleri (ameba mangia cervello)

Naegleria fowleri (ameba mangia cervello)

Torna l'allarme "ameba mangia cervello" negli Stati Uniti dopo che nei giorni scorsi il Dipartimento della Salute Pubblica dell'Iowa ha confermato che a infettare un turista in viaggio dal Missouri è stata Naegleria fowleri, responsabile della meningoencefalite amebica primaria (PAM) o naeglerias. Ma ci sarebbe anche un'altra persona infettata. Si tratterebbe di un ragazzino di Port Charlotte (Florida) ricoverato in gravi condizioni presso l'ospedale pediatrico Golisano’s Children’s Hospital.  Responsabile della malattia, letale nel 90% dei casi, è un microorganismo unicellulare che vive in acqua. Per timore di nuovi casi la spiaggia di Lake of Three Fires State Park, in Iowa negli Stati Uniti, dov'è stata accertata la presenza del microrganismo, è stata temporaneamente chiusa ai bagnanti.

Cosa è l'ameba mangia cervello

In realtà la Naegleria fowleri non è un'ameba ma un protista, cioè un piccolo animale unicellulare, anche se questa definizione è ormai poco utilizzata poiché racchiude un'enorme varietà eterogenea di esseri viventi che spesso non hanno molto a che fare l'uno con l'altro. Viene definita ameba perché in una fase del suo ciclo vitale assomiglia proprio al microscopico organismo con citoplasma privo di scheletro che emette dei prolungamenti chiamati pseudopodi utili per muoversi e cercare cibo. Fra le diverse forme che può assumere, quella infettiva per l'uomo è la "biflagellata", ovvero lo stadio vitale in cui possiede due piccole "code" costituite da proteine, appunto, i flagelli.

Come si contrae l'infezione da Naegleria fowleri?

Sebbene rara, l'infezione può verificarsi quando l'acqua contenente Naegleria fowleri giunge all'interno delle cavità nasali. Queste forme possono penetrare attraverso la mucosa olfattiva seguendo un gradiente di temperatura a loro favorevole e risalire lungo le fibre del nervo olfattivo fino ad arrivare al cervello attraverso i bulbi olfattivi. Da quel momento in poi Naegleria fowleri, grazie alle condizioni ottimali di temperatura e di nutrienti, si moltiplica molto attivamente e rapidamente, nutrendosi del tessuto nervoso cerebrale che digerisce secernendo degli enzimi direttamente su di esso. Questa infezione non è contagiosa e non può essere contratta ingerendo acqua. L'infezione umana viene contratta nuotando in fiumi o laghi, soprattutto quando la temperatura dell'acqua è relativamente elevata, e attraverso pratiche di lavaggio delle cavità nasali con acque infette a scopo igienico o rituale.

Sintomi

La meningoencefalite amebica primaria provoca febbre, alterazione del sensorio, nausea, vomito, cefalea e segni neurologici focali. La malattia ha un'evoluzione molto rapida (in genere una settimana) che può portare al coma e alla morte. La diagnosi, in genere tardiva, contribuisce alla sua elevata mortalità, tanto che solo pochi infettati sopravvivono all’infezione. Le lesioni necrotico-emorragiche di questa malattia la rendono letale in una misura superiore al 90% dei casi.

Cure 

La Naegleria, spiegano gli esperti dell'Humanitas, si cura con il farmaco antimicotico amfotericina B, utilizzato in quasi tutti i casi in cui si è riusciti a sconfiggere l’infezione. Ma non sempre è risultato efficace, tanto che gli esperti sono alla ricerca di nuovi farmaci, nella speranza di individuarne alcuni non solo più efficaci, ma anche associati a minori effetti collaterali. Altre molecole potenzialmente utili sono risultate: l’azitromicina, il clotrimazolo, l’itraconazolo, il fluconazolo e il ketoconazolo. Inoltre è stato sperimentato anche l’uso della miltefosina e della clorpromazina. Nel caso in cui si sospetti che l’infezione possa aver portato all’aumento della pressione intracranica e che ci sia il rischio di un’erniazione può essere necessario l’intervento di un neurochirurgo, che potrebbe optare per una ventricolostomia.