
Tavola di Natale (Foto d'archivio)
Milano, 4 gennaio 2020 - La grande abbuffata. Per le feste di Natale i lombardi non hanno badato a spese e hanno imbandito la tavola, dando la caccia alle prelibatezze della tradizione culinaria al punto da spendere a dicembre quasi mezzo miliardo di euro in più fra supermercati, macellerie, fruttivendoli e salumerie rispetto alla media di un mese qualunque dell’anno appena concluso. Ogni volta si dice che la tredicesima sia già spesa quando viene incassata, risucchiata nel vortice di imposte, anticipi, conguagli e bollette da infarto. Sarà vero, ma qualcosa deve essere pur avanzato se in media sotto le decorazioni natalizie si è speso il 19 per cento in più rispetto a un gennaio qualunque. In tutto, secondo il calcolo dell’Osservatorio Mpi Confartigianato Lombardia, dalle tasche dei poco più di 10 milioni di abitanti della regione sono usciti quasi 2,7 miliardi di euro per comperare alimenti, ma anche bevande, 430 milioni di euro in più rispetto al solito: a conti fatti, circa 42 euro in più a testa. Neonati inclusi. Lo strappo alla regola è anche un’eccezione al salutismo imperante.
«I prodotti più acquistati sono formaggi e latticini, con una quota del 6,1% sul totale della spesa in alimentari e bevande", spiega il rapporto elaborato dagli esperti di Confartigianato. E che il rischio colesterolo non sia in cima alle preoccupazioni dei lombardi, almeno nei giorni di festa, lo dimostra la seconda voce fra le più popolari nel carrello della spesa: "salumi per il 4,9%, poi pane e altri prodotti di pasticceria, 4,6%". Che non significa solo michette e sfilatini, ma soprattutto panettoni. Proprio questi consumi più ricercati, però, contribuiscono a dare una boccata d’ossigeno alle attività artigiane, che sono quelle che maggiormente si occupano di fornire prodotti di qualità. "In Lombardia – aggiungono gli esperti di Confartigianato – olio d’oliva di qualità, formaggi, salumi, prodotti da forno, dolci e gelati, condimenti e bevande alcoliche compongono un mercato intercettabile dalle aziende artigiane, che vale 500 milioni di euro nel 2019".
Dietro la tavola traboccante di leccornie di Natale, Santo Stefano e Capodanno, insomma, c’è un grande business. E se ai lombardi servirà molto allenamento per smaltire le calorie di troppo, proprio la passione per prodotti alimentari di grande qualità che gli italiani mostrano da sempre costituisce una forma di allenamento alle vendite per le piccole e medie imprese lombarde. Che puntano all’export con le circa trenta Dop e Igp del territorio, cui si affiancano i quasi 250 prodotti tradizionali riconosciuti. È anche per questo che i lombardi spediscono all’estero il 5,1% di merci in più in campo alimentare. Una crescita che è seconda in Italia soltanto al Piemonte e che riesce a raggiungere tante realtà distanti. Europa, in particolare, ma anche America e Giappone. E a brillare in questa speciale classifica sono realtà importanti come Bergamo e Cremona, che crescono rispettivamente del 16 e del 13 per cento. Fra le tre e le quattro volte la media italiana. Doppiata anche da realtà come Lodi e Mantova. Buon appetito e tanti buoni affari.