Soncino, imprenditore rapinato col taser: "Ti friggiamo"

Ugo Vanoli sotto choc: "Poteva saltare il mio pacemaker"

Ugo Vanoli, 72 anni

Ugo Vanoli, 72 anni

Soncino (Cremona), 18 gennaio 2019 -  «Il mio cardiologo mi ha detto che ho rischiato grosso: potevano farmi saltare il pacemaker e fermarmi il cuore». Lo dice senza esitazione Ugo Vanoli, 72 anni, notissimo imprenditore di Soncino, per anni mecenate della banda musicale, rapinato in casa venerdì sera da due banditi, uno dei quali l’ha minacciato con un taser.

Come hanno fatto a entrare in casa?

«Con uno stratagemma. La mia abitazione dà sulla via principale, ma sul retro guarda i Bastioni. Verso le 20.30 ho sentito battere sull’inferriata di una finestra. Sono andato a vedere e ho notato che c’era una veneziana rotta. Sono uscito convinto di trovare qualche ragazzo che aveva fatto il danno e invece, una volta aperta la porta, mi sono trovato davanti due individui che mi hanno costretto a rientrare con loro».

Come erano vestiti?

«Completamente in nero. Avevano un passamontagna in testa. L’unica cosa bianca che uno dei due indossava era su un paio di scarpe da ginnastica anch’esse nere: la marca era scritta in bianco. Uno aveva in una mano un taser e nell’altra un martello».

Hanno parlato?

«Sì. Quello col taser e martello mi ha detto: “Vanoli stai tranquillo, fai il bravo altrimenti ti faccio saltare il pacemaker”. Poi mi hanno chiesto di dargli i soldi e l’oro. “Vogliamo soldi e oro e poi ce ne andiamo”. Aveva un accento della bassa bresciana».

Sapevano dell’esistenza di una cassaforte?

«Non penso. Per la verità le casseforti sono due. Una al piano terra e l’altra al piano superiore. Per tenerli buoni ho aperto la cassaforte al piano terra, dove tengo dei contanti. Ma una volta presi i soldi non se ne sono andati e mi hanno chiesto dove fossero i gioielli. Ho dovuto dire che di sopra c’era un’altra cassaforte. Allora uno dei banditi è rimasto al piano terra, mentre quello con il taser mi ha portato di sopra. Ho aperto la cassaforte e mentre lui arraffava i gioielli, io ne ho approfittato e l’ho spinto lontano, ho fatto i quattro gradini di corsa e mi sono rifugiato nella camera oscura che ha una porta blindata. Ho sentito che il bandito ha cercato di aprire picchiando con un candelabro sulla maniglia. Nella stanza c’è un telefono fisso e ho chiamato il 112, gridando che mi stavano rapinando, in modo da farmi sentire dai banditi. Poi ho chiamato mio figlio avvertendolo di quel che succedeva e pregandolo di stare alla larga e, infine ho avvertito mia moglie di non rientrare».

E poi che cosa è successo?

«Ho aspettato, fintanto che ho sentito i miei parenti arrivare. Hanno trovato le porte di casa aperte e un po’ di refurtiva abbandonata sul pavimento in un sacco. I carabinieri sono arrivati in pochi minuti. Quando ho chiamato erano le 21 e alle 21.05 i militari sono comparsi».

Lei ha le telecamere?

«No».

Le telecamere del comune avranno ripreso qualcosa.

«Mi risulta che non funzionino. Forse ce n’è una che riprende, ma non qui vicino».

È assicurato?

«Solo parzialmente».

Ha fatto i conti di quanto hanno portato via i banditi?

«Sì, ma i carabinieri mi hanno consigliato di non divulgare questo particolare».

Si è fatto visitare?

«Sì, stamattina (ieri, ndr). Il cardiologo mi ha controllato. Tutto a posto».

E se le avessero sparato con il taser?

«Mi ha detto che sarebbe stato un bel problema. Avrei potuto morire perché il pacemaker avrebbe smesso di funzionare. Come hanno detto loro, mi avrebbero fritto».