"Il volo del prof in cantiere non è un delitto": la Procura vuole chiudere il caso Pamiro

Dopo mesi di rilievi e perizie la svolta degli inquirenti. Secondo i pm si è gettato oppure è caduto casualmente

Mauro Pamiro e Debora Stella

Mauro Pamiro e Debora Stella

Crema (Cremona), 28 gennaio 2021 - Richiesta di archiviazione per la morte di Mauro Pamiro, l’insegnante e musicista di 44 anni, trovato senza vita il 29 giugno 2020 nel cantiere di una casa in costruzione, in via don Primo Mazzolari, a Crema. Come atto dovuto per svolgere indagini e accertamenti era stata iscritta nel registro degli indagati per omicidio volontario la moglie del docente, Debora Stella, 40 anni. Il sostituto procuratore di Cremona, Davide Rocco, ha formulato al gip la richiesta di archiviare il procedimento per infondatezza della notizia di reato come previsto dall’articolo 408 del codice di procedura penale. L’avviso è stato notificato come parti offese ai genitori dello scomparso, Franco Pamiro e Marialuisa Belloni, assistiti rispettivamente dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni e dall’avvocato Antonino Andronico. "Ci attiveremo - è il commento di Tizzoni - per recuperare gli atti e faremo le opportune valutazioni coi familiari e con i nostri consulenti". Mauro Pamiro sparisce il 27 giugno, un sabato, dopo un pomeriggio trascorso con la moglie in casa di amici, fra chiacchiere leggere sui tradimenti coniugali e un po’ di musica con la chitarra. É stanco, prende congedo dalla compagnia verso le 18, raggiunge in bicicletta la sua abitazione, al rione dei Sabbioni. Verso le 20 rincasa anche la moglie. La serata scorre tranquilla. Verso mezzanotte Pamiro esce "per una passeggiata". Muore nella notte fra sabato e domenica. Il cadavere viene scoperto da un muratore del cantiere di via Mazzolari, a circa 150 metri dalla casa del professore. É supino ai piedi di una villetta in costruzione, alta 7,5 metri, scalzo e privo di cellulare. Poco sangue attorno. Il decesso, secondo il medico Elena Invernizzi, è stato provocato un violento impatto con il suolo dopo una caduta dall’alto che ha prodotto una devastante lesione vertebrale. Nessun segno dell’azione di altri, come segni di pugni, graffi, costrizione del collo.

Secondo la consulenza della tossicologa forense Claudia Vignali le analisi del sangue hanno fatto emergere la presenza di cannabinoidi. Quelle del campione di capelli "hanno documentato un consumo regolare di cannabis negli ultimi sei mesi di vita", anche poco prima della morte. Di qui la conclusione: "Si ritiene che l’evento traumatico che ha determinato il decesso possa essere ascrivibile a un gesto di natura suicidiaria, ovvero accidentale". Quella del suicidio è una spiegazione sempre rifiutata dai genitori di Pamiro. Tracce di erba “viva” e di terriccio nella parte posteriore del corpo, a diretto contatto con l’epidermide, nonostante gli indumenti (una maglietta e pantaloni a tre quarti) fossero regolarmente indossati. Per raggiugere la verità si procede anche a sopralluoghi e test. In agosto entra nel cantiere un’autoscala dei vigili del fuoco che permette a un consulente della procura di effettuare riprese e scattare fotografie dall’alto. La mattina del 16 ottobre, con l’impiego di un manichino, viene simulato per cinque volte il salto del professore nel vuoto.