Madignano, il fratello del missionario rapito: "Don Pierluigi è vivo, ridatecelo"

Don Walter: "Penso e spero che si tratti di un rapimento per finanziarsi. Aspettiamo e preghiamo tutti"

Don Walter Maccalli, fratello del missionario rapito

Don Walter Maccalli, fratello del missionario rapito

Madigano (Cremona), 20 settembre 218 - «Volevano solo lui». Ne è convinto padre Walter Maccalli, anche lui missionario e fratello maggiore di Pierluigi, il sacerdote di Madignano rapito lunedì sera nella sua missione di Bomoanga, in Niger, dove era tornato da una decina di giorni. Padre Walter, che si appresta a lasciare la sua casa per partire per la Liberia, dove affronterà una nuova missione, attende notizie che non arrivano. «Abbiamo organizzato una veglia di preghiera. La gente di Madignano è molto attaccata a mio fratello e alla nostra famiglia. Ci sono molto vicini».

Come ha saputo del rapimento?

«Dal cellulare. Mi sono svegliato alle 5 di martedì e ho trovato tre chiamate perse provenienti dalla casa madre della Società missioni africane di Genova. Ho pensato a qualcosa di molto importante e ho chiamato mia sorella Clementina, che mi aveva cercato poco prima. Lei aveva lasciato il cellulare acceso e aveva ricevuto la brutta notizia».

E chi vi ha avvertito?

«Mi pare un sacerdote lodigiano che sta in una missione vicina. È stato chiamato lui per primo dal missionario indiano che era riuscito a fuggire e a salvarsi. Lui ha avvertito il religioso lodigiano e ha raccontato quanto era successo. Così a lui è toccato informare la casa madre del rapimento di Pierluigi».

Secondo lei perché hanno preso suo fratello e i missionari e le suore presenti?

«Forse perché sapevano che Pierluigi era appena tornato dall’Italia e speravano avesse soldi».

Non c’entra nulla la pista religiosa?

«Non credo, hanno preso solo lui e lasciato gli altri».

Suo fratello era al corrente che quella zona era diventata pericolosa?

«Non penso. Mi dicono che le scorribande dei fuorusciti da Mali e Burkina Faso sono cominciate da un paio di mesi. Pierluigi era tornato qui a Madignano ai primi di luglio. Sì, c’erano delle voci su guerriglieri sbandati che arrivavano dal Mali, ma non si era saputo nulla su violenze e tantomeno rapimenti».

Dove potrebbero nascondersi i rapitori con suo fratello?

«Penso in qualche abitazione: la zona è al limitare del deserto del Sahara, non c’è vegetazione».

Si attendono novità?

«La situazione non è semplice, anche per la difficoltà solo di capire con chi si debba trattare. La speranza è che presto arrivino notizie certe e le richieste da parte dei rapitori».

Lei cosa fa adesso?

«Mi sono arrivati proprio ieri i documenti per la Liberia. Dovrei partire il 15 o il 16 ottobre per la nuova missione. Ho fatto 13 anni in Angola, altrettanti in Costa d’Avorio, tre anni in Italia. Adesso avevo preso un anno sabbatico per preparami alla nuova missione dove dovrei stabilirmi».

Suo fratello forse infastidiva qualcuno con gli insegnamenti alle donne e ai bambini? Era contro l’infibulazione e le pratiche superstiziose.

«Mi pare di poter escludere tutto questo. Era lì da 11 anni e non ha mai avuto problemi. Penso e spero che si tratti di un rapimento per finanziarsi. Aspettiamo e preghiamo tutti».