Crema, prof Pamiro morto: l’autopsia non chiarisce. Strano pure il furto della bicicletta

Era in uso alla moglie e trovata davanti al cimitero con un sandalo del marito. Il padre: caduto in posizione prona, ma l’hanno trovato a pancia in giù

Mauro Pamiro, qui con la moglie Debora Stella

Mauro Pamiro, qui con la moglie Debora Stella

Crema (Cremona), 14 ottobre 2020 -  Un’ora di sopralluogo per i genitori di Mauro Pamiro, i loro avvocati, i consulenti. Un’ora che racchiude il dolore, i quesiti, i dubbi sulla fine dell’insegnante e musicista di Crema trovato morto la mattina del 29 giugno in un cantiere. E un’altra pennellata di giallo arriva con la notizia del furto della bicicletta in uso alla moglie del professore, chiusa e rimasta nella rastrelliera davanti al cimitero.

È poco più di una pattuglia quella che si riunisce alle nove e mezzo del mattino in via Don Primo Mazzolari. Franco Pamiro e Marisa Belloni, i genitori; l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale del padre, con il consulente, il genetista forense Marzio Capra; Antonino Andronico, avvocato della madre, con il generale Luciano Garofano, biologo, ex comandante del Ris di Parma. Sostano, s’interrogano davanti alla villetta in costruzione. Un volo di cinque metri può avere provocato fratture tanto devastanti? Garofano fa alzare un drone. Sulla provinciale, fino alla casa del professore e della moglie, in via Biondini. Ritorno al cantiere, che percorrendo una stradina sterrata dista non più di 150 metri.

«L’autopsia – afferma papà Franco – dice che è morto per una caduta dall’alto e in posizione prona. Ma è stato trovato supino. Uno con la schiena rotta come fa a muoversi? Non ho dubbi sull’autopsia. Ne ho su come si possa conciliarla con la posizione del corpo. O si è mosso di 180 gradi con il rachide rotto o qualcuno lo ha trasportato oppure lo ha spostato. Sul corpo ci sono segni di trascinamento. La perizia parla di filamenti di erba e di terriccio sui glutei, non sugli abiti. Come faceva ad avere i glutei sporchi e gli abiti puliti?".

«Mio figlio – si accora la mamma – non si è buttato da lì. Non aveva forza nei muscoli a causa della distrofia. Salire sarebbe stato difficile anche per una persona con forze normali. L’ho detto subito: è successo qualcosa, va scoperto. Il giorno prima Mauro era a scuola, tranquillo, discuteva con i ragazzi di quello che avrebbero fatto a settembre".

L’avvocato Andronico è pacato ma netto: "Prima di parlare di suicidio si dovrebbero svolgere tutte le indagini". Garofano sottolinea la necessità delle fotografie del cadavere e delle immagini delle telecamere, Tizzoni l’importanza degli accertamenti genetici e di quelli sulle celle telefoniche. È stata la madre di Pamiro a denunciare il furto della bicicletta bianca. Apparteneva alla nonna di Mauro e Marisa l’aveva regalata al figlio e alla nuora, Debora Stella. Era soprattutto quest’ultima a utilizzarla. L’aveva fatto anche nella mattinata del 28 giugno, domenica, per una visita alla tomba della madre. L’aveva chiusa con la catena. Uscita dal cimitero, si era accorta di avere smarrito la chiave e aveva abbandonato la bici. Calzava un paio di sandali del marito. Uno si era rotto e l’aveva lasciato nel cestino della bicicletta.