
La piccola Adelaide Croce
Crema (Cremona), 27 gennaio 2018 - Niente processo per i quattro medici portati alla sbarra dai genitori della piccola Adelaide, morta a un anno di età a causa di una reazione allergica mentre entrava in sala operatoria nell’ospedale di Crema. Il giudice ha deciso di archiviare il caso, su richiesta del magistrato.
Si chiude così, dopo quasi quattro anni, il caso della morte di Adelaide Croce, bambina di Romano di Lombardia (Bergamo), morta pochi giorni dopo aver compiuto un anno di vita a causa di una reazione allergica al curaro, elemento presente nell’anestesia praticata alla piccola all’ospedale maggiore di Crema, il 15 maggio 2014, prima di entrare in sala operatoria dove sarebbe stata sottoposta a un esame gastroenterico. «Il pm si è reso conto che nella procedura applicata al caso della bambina - conferma il dg dell’ospedale, Luigi Ablondi - non c’era nulla di sbagliato e quindi, alla fine, siamo arrivati all’archiviazione. Siamo molto dispiaciuti per quel che è successo, ma siamo fermamente convinti che tutto è stato fatto seguendo le procedure esatte». Quattro i medici che sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della procura per quella tragica morte: il capo anestesista Agostino Dossena, i medici Paolo Comassi e Antonella Biazzi e la gastroenterologa Tiziana Guadagnini.
Grande lo strazio dei genitori, Antonio e Claudia che avevano fatto causa ma avevano gridato anche il loro dolore perché obbligati a sottoporre a questo esame invasivo la loro piccola perché il protocollo pretendeva che per ottenere gli alimenti per celiaci previsti per legge è necessaria una certificazione medica che attesti questa allergia. «Sono sempre stato tranquillo - dice anche oggi il primario degli anestesisti Agostino Dossena (non presente in reparto al momento della somministrazione dei farmaci) - perché sono state seguite esattamente tutte le procedure imposte, senza sbagliare nulla. Purtroppo la bambina era allergica al curaro e nessuno poteva saperlo. Dico di più: questa allergia sarebbe sorta alla prima occasione, con gli stessi effetti. Nella mia carriera ha visto solo un altro caso simile, giusto per sottolineare la gravità. Mi spiace che il procedimento sia andato avanti per così tanto tempo e mi spiace anche che, a seguito di quel fatto, i medici abbiano riportato conseguenze enormi: io me ne sono andato, la Biazzi e Comassi hanno cambiato specializzazione. Ai giovani che studiano medicina consiglio di laurearsi in Italia ma di andare all’estero perché solo qui, in Messico e in Polonia la colpa medica è un reato penale, mentre in tutto il resto del mondo non lo è». Resta lo strazio dei genitori, risarciti con circa 725mila euro dall’assicurazione.