Coronavirus, nessun nuovo contagio a Crema. Ma è allarme per i camici bianchi

Tredici in malattia, 8 col Covid. Le istituzioni del territorio: "La continuità assistenziale deve essere garantita"

I medici stanno affrontando ogni giorno la battaglia contro il coronavirus

I medici stanno affrontando ogni giorno la battaglia contro il coronavirus

Crema (Cremona), 4 aprile 2020 - La buona notizia è che ieri a Crema non si è registrato alcun nuovo contagio. La notizia meno buona è che in provincia di Cremona c’è stato un aumento delle positività, con un incremento del 3,1% (il giorno prima l’aumento era stato dello 0,8%). Per quanto riguarda la provincia di Lodi, crescita contenuta dei positivi (25, +1,2%), mentre a Pavia si sono registrati 46 casi in più (+2%). Tuttavia, il Cremasco in particolare ha un’alta percentuale di contagi, con un caso ogni 98 abitanti. Ieri si è contato il primo medico cremasco morto di coronavirus, Gianbattista Bertolasi, 66 anni, dottore di base di Castelleone, deceduto in ospedale a Crema dopo tre settimane di ricovero. Prima di lui è deceduto il dottor Rosario Gentile di Pizzighettone. La situazione che riguarda i medici sul territorio vede 13 professionisti attualmente in malattia, di questi ce ne sono sicuramente otto infettati dal coronavirus mentre per altri due si attendono le analisi. Il caso più grave è quello di un medico di una struttura di Crema che da tre settimane lotta con una grave forma di broncopolmonite bilaterale. Ha trascorso due settimane in terapia subintensiva e adesso sta recuperando.

La situazione sul territorio non è delle migliori, con i medici di base che lamentano scarse attenzioni. L’attivazione delle unità speciali per la continuità assistenziale (Usca) che sta progressivamente partendo in tutta l’Ats ha lo scopo di sostituire questi medici in malattia. Ma la lentezza nell’attuazione di questo paracadute ha portato il sindaco di Crema Bonaldi, il presidente dell’Area omogenea Casorati e il primo cittadino di Offanengo Rossoni a lamentarsi: "È importantissimo - hanno detto - un coordinamento tra medici di base e le unità sanitarie di continuità assistenziale (Usca). Sono come le guardie mediche che dovrebbero prendersi in carico i pazienti, fare i tamponi, seguire il loro percorso, di guarigione o peggioramento. Ma questi due anelli della catena oggi sono debolissimi: l’Usca nel Cremasco non è ancora partito".