PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Coronavirus, a Crema i reparti traboccano. Anche di polemiche

Turni estenuanti per il personale che sembra in trincea

Coronavirus

Crema (Cremona), 5 marzo 2020 - Tre dei sei piani dell’ospedale di Crema adibiti al riconoscimento e la cura del coronavirus, con sette letti di terapia intensiva occupati e due liberi, 44 letti quasi tutti occupati dai pazienti contagiati, tre medici e tre infermieri infettati, 13 medici al pronto soccorso, preso d’assalto dagli utenti che arrivano non solo da Crema, ma anche dagli ospedali della zona rossa che sono chiusi (Codogno). E turni estenuanti per il personale che sembra in trincea. Solo un numero: ieri si sono presentati quasi cento persone con sintomi da polmonite, il doppio di quante non se ne siano presentate al San Raffaele di Milano.

Hanno suscitato scalpore e opposte reazioni le dichiarazioni di Attilio Galmozzi, medico del pronto soccorso, che ha detto che Crema non può diventare il lazzaretto di Milano e che spesso regna il caos per via dell’alto numero di persone che arrivano e del poco personale. C’è da dire che i pazienti affetti da coronavirus sono una cinquantina, ospitati al sesto piano, mentre al quinto e al secondo ci sono una sessantina di persone che sono in osservazione e che i casi più gravi vengono dirottati in altri ospedali, prima al Sacco di Milano poi a Brescia, quindi a Pavia. L’assessore Giulio Gallera ha risposto a Galmozzi, snocciolando le cifre: su 363 ricoverati, il 64% dei pazienti è di provenienza cremasca, gli altri tra Lodi e Cremona (altro ospedale ormai al limite). E le dichiarazioni di Galmozzi hanno sollevato pesanti critiche politiche dalla parte del centrodestra cittadino ("Si dedichi solo alla medicina"), mentre il sindaco Stefania Bonaldi, ha cercato di sfumare i toni. L’emergenza da carenza di letti, comunque, resta una realtà. E non solo a Crema.