Carcinosi peritoneale, a Cremona cure all'avanguardia

Il direttore della Chirurgia: "La collaborazione multidisciplinare è fondamentale"

Gian Luca Baiocchi, direttore dell'Uo Chirurgia

Gian Luca Baiocchi, direttore dell'Uo Chirurgia

L'Asst di Cremona è tra i pochi centri italiani - una trentina in tutto - a praticare una metodica chirurgica altamente specialistica su pazienti affetti da carcinosi peritoneale. Si tratta della citoriduzione con chemioterapia ipertermica intraoperatoria (Hipec): un’arma in più, capace di fare la differenza, per affrontare questa tipologia di tumore addominale. “Il trattamento Hipec – spiega Gian Luca Baiocchi, direttore dell'Uo Chirurgia - associa una prima fase di demolizione chirurgica del carcinoma ad un lavaggio della cavità addominale con un farmaco chemioterapico perfuso ad alta temperatura, utilizzando un macchinario in grado di regolare e monitorare l’intera procedura. Tale metodica aumenta le possibilità di controllo della malattia. L’Asst di Cremona possiede tutte le caratteristiche strutturali per essere centro di riferimento per la cura di patologie di particolare gravità prognostica e impegno clinico. Il nostro obiettivo immediato è quello di offrire alla popolazione della provincia di Cremona i massimi standard qualitativi compatibili con l’offerta sanitaria nel nord Italia. Per fare questo, la collaborazione multidisciplinare è imprescindibile”.

La carcinosi peritoneale è uno stadio avanzato di malattia neoplastica in cui cellule tumorali, di origine gastrointestinale, ginecologica e, raramente, primitiva del peritoneo, metastatizzano nella cavità peritoneale, cioè in quello spazio virtuale all’interno del quale sono collocati la maggior parte degli organi intra-addominali. La carcinosi peritoneale, in Italia, colpisce circa 25.000 persone ogni anno, con una prognosi largamente infausta. Tuttavia, grazie alle tecniche chirurgiche più innovative, crescono le percentuali di guarigione o, almeno, di controllo della malattia. “Si tratta di un intervento di estrema complessità, che dura diverse ore e può portare a complicanze anche serie” spiega il chirurgo Andrea Celotti.