Aereo precipitato a San Donato: auto finisce in cenere, il datore di lavoro gliela regala

Ibrahim ha visto in tv la sua vecchia Opel distrutta dall'incidente del velivolo della scorsa settimana

Ibrahim Kamissoko originario del Mali è un dipendente di Luca Bianco

Ibrahim Kamissoko originario del Mali è un dipendente di Luca Bianco

Spino d'Adda (Cremona) - Quando ha acceso il televisore per guardare il Tg e ha visto che stavano intervistando il dipendente, Luca Bianco ha sgranato gli occhi. E poi, subito dopo, è rimasto a bocca aperta: Ibrahim Kamissoko, 27 anni, originario del Mali, stava raccontando che una delle auto bruciate nel rogo provocato dall’aereo precipitato su San Donato era proprio la sua, una vecchia Opel Corsa di dieci anni che aveva comprato con tanti sacrifici e che adesso era ridotta a un tizzone incandescente. E a Bianco, titolare del maglificio Ripa, una fabbrica di prodotti tessili con 70 dipendenti a Spino d’Adda e clienti importanti come Calzedonia, è venuto in mente che avrebbe potuto fare qualcosa per quel ragazzo. E gli ha comprato un’auto.

«Ho deciso d’istinto. Ibrahim lavora per me da 7 anni, è arrivato in Italia su un barcone, è finito qui a Spino d’Adda e i Servizi sociali mi hanno chiesto di prenderlo in ditta. Non ero molto del parere, dico la verità. Ma ho dovuto ricredermi: è un bravissimo ragazzo". Quindi, la macchina. "Per la verità noi cerchiamo di aiutare chi ha necessità senza troppa enfasi. Penso all’azienda come a una famiglia, con le persone che collaborano e che se hanno una necessità, si vede quel che si può fare. In questo caso, è stata una mossa d’istinto".

Come avete proceduto? "Ci ha pensato la mia segretaria Elide Agosti che ha trovato l’auto e, soprattutto, ha preparato la sorpresa. Ciascuno degli altri dipendenti avrebbe voluto fare qualcosa. I tempi sono quelli che sono per tutti e quindi abbiamo detto loro che avrebbero potuto coprire le spese assicurative per un anno. Al resto avremmo pensato noi". E la consegna? L’auto è una Clio, è usata ma ben tenuta. Gli abbiamo preparato una sorpresa in ditta".

Un momento commovente. I colleghi hanno portato Ibrahim davanti a un’auto coperta con un telo. "È tua", gli hanno detto. Lui stentava a crederci. "Ma che cos’è?". E quando è stato tolto il telo: "Mamma mia, no", la testa fra le mani, le lacrime trattenute a stento. Poi gli applau si. I colleghi gli hanno scritto un pensiero: "Hai avuto il coraggio di lottare, di cadere e di rialzarti ogni volta che la vita ti ha messo a dura prova, mai un lamento con nessuno, sempre sereno e sorridente. La tua disponibilità è impagabile con tutti. È per questo che tutti noi, in questo momento in cui la vita ti ha giocato un brutto scherzo, abbiamo deciso di aiutarti. Con tutto il nostro affetto".