
Ci sono il lampo, il fuoco, la coscienza sociale di un pacifismo anni Settanta più attuale che mai nella coda della “Imagine” con cui Sarah Jane Morris e il Solis String Quartet omaggiano John Lennon sul palco del Blue Note. "No bombe nel mio nome, no guerre nel mio nome" dice la cantante inglese sul finale tendendo la mano ai rifugiati ucraini, siriani, eritrei, afghani, iracheni a cui la brutalità delle armi ha tolto tutto. “Imagine” è il “fuori programma” del concerto con cui ieri, oggi e domani, la Morris e il quartetto d’archi partenopeo presentano il loro album-tributo “All you need is love”, sul mercato da ieri per rileggere tredici momenti dell’epopea beatlesiana.
Il disco origina da un’esperienza teatrale.
Solis: "Nasce dagli arrangiamenti del repertorio di Paul, John, George e Ringo realizzati da Antonio Di Francia per la pièce ‘Ho ucciso i Beatles’ di Stefano Valanzuolo, imperniata sull’assassinio di John Lennon".
In circolazione ci sono oltre tremila cover solo di “Yesterday”. Avete ascoltato qualche rivisitazione prima di iniziare il vostro lavoro?
Morris: "No, non ho mai ascoltato cover dei Beatles perché preferisco lasciarmi portare dalle loro canzoni dove vogliono. Fra l’altro ho inciso le mie parti vocali nello studio del mio ex chitarrista, che è stato pure chitarrista di Paul McCartney. E questo chiude un po’ il cerchio".
- Quella dell’album tributo è sempre una formula particolare.
Solis: "È la prima volta che incidiamo un album monografico. E il Covid ha reso l’esperienza abbastanza impegnativa, costringendoci spesso a lavorare da remoto. Rispetto allo spettacolo ci sono pure un paio di aggiunte: ‘Strawberry fields forever’ e ‘Norvegian wood’. In studio e sul palco con Sarah ci siamo, però, trovati così bene da vagheggiare pure un secondo capitolo di queste rivisitazioni beatlesiane. E il primo dei titoli in lista è ‘Eleanor Rigby’“.
A primavera riprenderete il sodalizio.
Morris: "Sì. Ci tengo molto a proporre questo progetto pure in Inghilterra e in particolare a Liverpool, perché la connessione con la città è forte. Mio padre, infatti, viene da lì. Quindi le origini dei Beatles sono legate anche al mio passato e alla mia identità, ma sono nata un po’ tardi per vivere personalmente la ‘beatlemania’. Siamo riusciti ad inserire la presentazione del disco nell’agenda del Tung Auditorium aperto in città da Yōko Ono e Sean Lennon".
Andrea Spinelli