
Maurizio Pollini
Milano, 15 gennaio 2017 - Buon compleanno Maurizio Pollini. Settantacinque anni, compiuti il 5 gennaio, che festeggia domani sera alla Scala, il teatro in cui il pianista milanese ha tenuto 141 esibizioni tra recital e concerti con direttori quali Abbado, Muti, Barenboim, Boulez e Chailly. Il recital accosta due autori a lui cari: Ludwig van Beethoven - con le Sonate: n° 8 “Patetica”, n° 24 “Á Therese” e n° 23 “Appassionata” - e Arnold Schönberg, con “Drie Klavierstücke op.11” e “Sechs Kleine Klavierstücke op.19”.
Il percorso artistico di Pollini è legato al Piermarini, dove debuttò nel 1958, a sedici anni, eseguendo in prima assoluta la “Fantasia per pianoforte e strumenti a corda” di Giorgio Federico Ghedini sotto la direzione di Schippers. Ritornò nel 1960 con il “Primo Concerto” di Chopin diretto da Celibidache, dopo aver vinto il prestigioso concorso pianistico Frédéric Chopin (che si tiene ogni cinque anni a Varsavia): l’artista è finora l’unico italiano a essersi classificato al primo posto. Figura epocale del pianismo degli ultimi decenni, intellettuale sofisticato attento al mondo, Pollini ha saputo interrogare la musica della grande tradizione e la contemporanea, per lui sono stati scritti brani importanti, fra cui “Sofferte onde serene” di Nono. La capacità filosofica di guardare alla musica del nostro tempo e a quella del passato rende le sue interpretazioni uniche. L’analisi e le interpretazioni di Chopin hanno rivoluzionato la comprensione dell’autore polacco cui Pollini dedica “Late Works”, in uscita il 27 gennaio per Deutsche Grammophon, la casa discografica che festeggia il compleanno del pianista anche con la pubblicazione dell’integrale delle incisioni in un cofanetto.
Per il concerto scaligero propone la “Patetica” di Beethoven, scritta nel 1798-99, in un momento di riflessione e svolta dell’autore. Nel primo movimento si avvertono i contrasti musicali e si affermano le nuove idee drammatiche. La n° 24 è dedicata all’allieva prediletta Thèrese, forse fu lei l’Immortale Amata, destinataria delle lettere d’amore scritte dal musicista, che non fu mai corrisposto. Beethoven considerava l’Appassionata la sua sonata più bella e intensa, composta fra i1 1804 e (probabilmente) il 1806, fu dedicata al padre dell’amata, il conte Franz von Brunswick.
La creazione del “metodo di composizione con dodici suoni in relazione con se stessi”, definito metodo “dodecafonico”, rende Schönberg una delle figure più geniali della musica del XX secolo. Nel 1906 si lascia alle spalle la sicurezza del sistema tonale ed entra in questa nuova avventura che vede nascere le due sonate al centro del concerto di Pollini. Domenica 15 gennaio alle 20 al Teatro alla Scala.