
Jerry Calà
Milano, 24 settembre 2016 - Jerry Calà è uno di quegli attori che dividono: o lo ami, o lo odi. Poi scopri che, in realtà, tutti conoscono a memoria i suoi film. E potrebbero tranquillamente citarne le battute a qualche cena. Insomma, nazional-popolare Jerry. Ragazzaccio di sessant’anni (e rotti), nel pieno di una seconda giovinezza. Prima bisognava arrivare alla Capannina di Forte dei Marmi per vederlo. Ultimamente, invece, lo si trova sotto casa. Tipo all’Alcatraz. Dove stasera torna, dopo il successone di ottobre, con «Una vita da libidine». Che poi è anche il titolo della sua autobiografia. In scena 50 anni di carriera e altrettanti di musica. Stracult.
Jerry, come sarà lo show di stasera? «Diciamo che mi racconto attraverso le colonne sonore dei miei film e della mia vita, dai Gatti al cabaret a “Sapore di mare”. Canzoni indimenticabili. Ma la cosa incredibile è che le conoscono a memoria anche i ragazzi di vent’anni, che poi sono quelli che affollano l’Alcatraz, un palco da rockstar. Già l’anno scorso fu un’esperienza bellissima, merito anche del rap «Ocio», quella specie di scherzo fatto con J-Ax che ha avuto una fortuna enorme».
È difficile mettersi così a nudo? «No, anzi, è catartico. Ricordare fa bene».
La passione per il passato nasconde una certa nostalgia? «Forse sì. I miei film sono diventati dei classici, in estate ci fanno i palinsesti. C’è qualcosa che resta nonostante i limiti e potrebbe proprio essere quella sensazione «che ci batteva il cuore» come diceva Virna Lisi in “Sapore di mare”. Eravamo tesi verso la conquista di qualcosa. I ragazzi oggi hanno molto a disposizione e sono ultraprotetti dai genitori, perfino troppo. Forse gli manca un po’ quella voglia di buttarsi, di essere spavaldi, a volte stupidi. Noi ci divertivamo molto».
Lei fu parecchio spavaldo quando partì all’avventura per Roma con i Gatti di Vicolo Miracoli. Cosa ricorda di quegli anni? «In pratica fu una fuga da casa. Consideri che i genitori all’epoca avevano un mito assoluto: la laurea e una buona professione, tipo medico, avvocato, ingegnere. Ma è in quel momento che abbiamo realizzato un sogno. E mi fa piacere che l’anno scorso ci siamo riuniti tutti insieme per un film. È praticamente pronto, siamo al montaggio. Uscirà a febbraio e si intitolerà «Odissea nell’ospizio»...».
Il momento più bello? «Quando ho visto il mio nome in grande sulla locandina di «Vado a vivere da solo». Fu un punto d’arrivo, spiccavo il volo come attore solista».
Quello più difficile? «L’incidente nel ‘94 appena fuori Verona, sul Lungadige. Me la sono vista brutta, ho rischiato la vita e ho poi passato un anno in carrozzina. Mi sono risollevato grazie agli amici».
Tirando le somme, è stata davvero una vita da libidine? «Non tutta. Ma l’ho affrontata con libidine, con la voglia di mangiarla, di viverla. E continuo ad avere quella fame, ad avere giornate movimentate, senza mai il tempo di annoiarmi». Jerry Calà Live by Megamix 90s Party, stasera a partire dalle 22.30 all’Alcatraz, via Valtellina 25.