MONICA GUZZI
Cosa Fare

Asiago, l'altopiano da gustare in punta di dita

Il turismo punta sulla buona tavola: 37 finger food per rilanciare in chiave moderna un territorio che ha ancora molte novità da offrire

La presentazione di Asiago in punta di dita

Un altopiano bello e buono. Come quello raccontato in punta di dita ad Asiago. Si parte da un tuffo nella storia con l'accampamento primitivo del Bostel, abbinato ai sapori del lardo, del miele e dei funghi porcini, per concludere in sette tappe nel centro storico, ricostruito dopo la prima guerra mondiale, con chips di polenta e il formaggio che ha preso il nome dall'altopiano e il suo famoso più famoso distillato di bacche di ginepro, il Kranebet.

In tutto 37 finger food, piccoli capolavori gastronomici degli chef stellati, un patrimonio culturale in un boccone di 25 grammi al massimo, legati alle caratteristiche di ogni territorio. L'iniziativa è stata presentata in anteprima a giornalisti e blogger dai 37 ristoratori della zona: un primo passo verso una edizione aperta al pubblico a settembre e verso la creazione del finger che diventerà l'ambasciatore di Asiago, della sua cucina, dell'ospitalità e del turismo.

Chi sale sull'altopiano vicentino può trovare storia (da qui passò il fronte della Prima Guerra mondiale, testimoniata dal Sacrario di Asiago), natura, ma anche molto di più, come testimoniano i sette comuni, ciascuno con la propria peculiarità.

Un moderno museo dedicato alla ricostruzione, anche con la realtà aumentata, dell'epoca primitiva come quello in via di allestimento a Rotzo, dove a 850 metri di quota si incontrano le antiche vestigia di un insediamento preistorico. Se ci si sposta a Roana l'appuntamento è alla Cattedra, l'antica scuola diventata fucina della bioagricoltura. Qui tutto è bio, dalla produzione della birra Setteteste, una sfida di Andrea Rigoni con orzo e luppolo coltivato in questi campi, alle settimane per bambini nella fattoria verde. A Canove di Roana si può trovare invece il Museo della Grande Guerra, che racconta la vita dei soldati sulle montagne: Cengio, Zovetto, Lèmerle, Ortigara. Nato nel'74 su iniziativa di Francesco Magnabosco (il cui figlio Vittorio oggi ne prosegue il lavoro) e Romano Canaglia, è gestito da volontari e ha la particolarità di custodire materiale recuperato casa per casa, soffitta per soffitta, nonché frutto ancora oggi di donazioni. Tra le chicche, una sala nuova con le foto inedite del Monte Ortigara e la ricostruzione della galleria Berardi, conquistata dagli italiani il 10 giugno del 1917 e simbolo della capitolazione austriaca.

Ad Asiago invece gli chef stellati Alessandro Dal Degan e Alessio Longhini presentano i loro finger food ai piedi dell'Osservatorio astrofisico, prima uno dei più straordinari in Europa e ancora oggi il più grande in Italia. Inaugurato nel 1942, riapre in questi giorni alle visite esterne dopo un anno e mezzo di lavoro in streaming. Nel '42 il telescopio Galileo era il più grande d'Europa e dopo la guerra ha ospitato gli astronomi più importanti del mondo. Ancora oggi funziona con la pulsantiera e il quadro elettrico del secolo scorso. Ma Asiago è anche un centro cittadino vivace, tempio dell'aperitivo e dello shopping. Ma anche un'occasione per riflettere, come il percorso emozionale proposto nell'antica distilleria Rossi,quella del famoso Kranebet, nata da un'antica farmacia, che ha inaugurato il “Sentiero perfetto”, un'installazione dedicata alle ferite dell'uragano Vaia del 2018, che ha spazzato via l'80 per cento dei boschi della zona.

Imperdibili anche le tappe a Lusiana Conco, con il suo museo diffuso dedicato alle tradizioni dell'altopiano, e a Gallio, con il parco di via Valbella e lo scorrere delle pale dei suoi mulini. Poco più di mezz'ora di strada porta il visitatore a gustare il sapore della montagna: tappa obbligata a Enego e alle sue malghe, aperte anche ai turisti per qualche ora di relax nell'aria pura, tra le mucche e la produzione del famoso formaggio Asiago Dop. Sono un centinaio le malghe sull'altopiano di Asiago, di cui 30 private e 77 di proprietà collettiva: 28 producono formaggi, una dozzina svolgono attività agrituristica. Qui i finger food sono stati abbinati alla birra Cimbra, nata una decina di anni fa dal progetto di una birra artigianale legata alla storia, quella appunto dei Cimbri, popolazione germanica arrivata intorno all'anno Mille di cui ancora oggi si trova spesso traccia nella toponomastica della zona. Spostandosi a Foza, si può trovare l'originale Museo della pecora, qui rappresentata da una razza che oggi rischia l'estinzione. Qui i pastori avevano il diritto di pensionatico fin dal 917: in pratica potevano spostarsi col gregge senza pagare dazio.

Tanti tesori da rilanciare in modo nuovo e moderno, per esempio attraverso la formula dei finger. “Il Covid ci ha dato tempo per riflettere e pensare a un modo nuovo di presentarci - racconta Massimo Spallino, chef del ristorante albergo Vecchia Stazione di Roana e portavoce dei ristoratori dell'altopiano -. Ne è scaturita l'idea dei finger, piccole opere d'arte nate utilizzando tutti i prodotti del territorio, col formaggio Asiago principe in tutte le sue forme, dalle erbe alla carne secca, abbinato alla birra agricola dell'altopiano, al vino, ai distillati”.