Coronavirus Lombardia, bollettino oggi 23 settembre: 196 nuovi contagi e nessun decesso

Numeri leggermente in crescita rispetto a ieri, ma boom di tamponi. Nessun caso a Cremona, Lodi e Sondrio

Tamponi Covid

Tamponi Covid

Milano, 23 settembre 2020 - Anche oggi, i nuovi casi di Coronavirus in Lombardia sono sotto la soglia dei 200: in 24 ore se ne sono registrati 196, di cui 29 'debolmente positivì e 6 a seguito di test sierologico. Un numero leggermente più alto rispetto a ieri, che erano 182. La regione è la seconda per numero di positivi, dopo la Campania (248) e prima del Lazio (195). E' boom di tamponi: 22.805 (totale complessivo: 1.990.912.), mentre ieri 14.808. Per quanto concerne il fronte ospedaliero ancora in crescita i guariti/dimessi, 119, per un totale complessivo di 79.197 (di cui 1.490 dimessi e 77.707 guariti). Nuovo calo nelle terapie intensive, in flessione di 1 unità (33) e nuovo incremento (+14) dei ricoveri negli altri reparti, con 308 pazienti nel complesso. Non si registrano decessi.

Coronavirus, i dati del 23 settembre in Lombardia
Coronavirus, i dati del 23 settembre in Lombardia

Per quanto riguarda le province, quella con il maggiore incremento di casi è sempre Milano: +96, di cui 71 a Milano città. Al secondo posto Brescia con +20 (ieri +3), seguita da Pavia con +18 (ieri+35). Poi, Varese con +13 (ieri +6) e Monza e Brianza +11 (ieri+12). A Bergamo 8 nuovi contagi (ieri +11), a Mantova 6 (ieri +5), Como 5 (ieri +3) e Lecco 4 (ieri +2). Nessun caso a Cremona, Lodi e Sondrio. 

Coronavirus, risalgono i contagi in Italia

Per quanto riguarda i dati a livello nazionale, i nuovi contagi risalgono a quota 1.640 (+248) ma con un nuovo incremento dei tamponi che superano la soglia dei 100mila (103.696, +16.393). Sono 20 decessi (+6). Gli attualmente contagiati salgono a 46.114 (+625) con 2.658 pazienti ricoverati con sintomi (+54) e 244 in terapia intensiva (+5). Sono in isolamento domiciliare 43.212 pazienti (+566) mentre sono stati dimessi o sono guariti 995 persone. 

Coronavirus, se nuova ondata uno su tre si sposterà con un suo mezzo

Una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo motorizzato nel caso dovesse arrivare una nuova ondata pandemica. Una crescita di otto punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. A sostenerlo è il report "Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19" realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, di cui fa parte anche l'ateneo di Pavia. La ricerca ha analizzato il comportamento di 85mila persone rappresentative della popolazione accademica. L'indagine, avviata lo scorso luglio e ancora in corso in alcune università, si è basata su un questionario online tra gli studenti, i docenti e il personale tecnico-amministrativo di 44 atenei italiani (cui si aggiungeranno i risultati di altre 13 università). 

Coronavirus, ad Trenord: "All'estero lo stato sostiene servizi pubblici"

Sempre in tema trasporti, è intervenuto l'amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri, che ha sottolineato come in altri Paesi europei lo Stato si è accollato i costi di mancati ricavi di azinede statali, mentre in Italia no: "Alle aziende che offrono servizi pubblici, danneggiate finanziariamente dal Covid-19, il Governo britannico ha subito detto: il rischio commerciale e' del Governo, non preoccupatevi di quanto incassate". Nel quadro degli effetti del coronavirus, ha osservato Piuri, "nessuno si pone il tema della sostenibilita' finanziaria di alcuni servizi pubblici". E' chiaro, che come ente pubblico, in questo caso ferroviario, "se ho in circolazione tutti i treni e sto facendo tutti i servizi che facevo prima (della pandemia, ndr) e ottengo la meta' degli incassi di prima, ho un problema". Piuri ha poi osservato che "c'e' una norma europea che dice che chi fa servizio pubblico deve avere il contratto in equilibrio economico-finanziario, per cui se scendono i ricavi da biglietto per motivi rilevanti, devono essere compensati. In altri Paesi europei il sistema ha dato risposte più veloci".

Effetto Covid a Milano su case e affitti

Tra le conseguenze del Coronavirus, non ci sono solo mobilità e i mezzi di trasporto. In cinque mesi a Milano oltre 300 persone hanno perso la casa e altre 600 non riescono più a pagare l'affitto e le utenze a causa del Covid. È quanto emerge da un'indagine condotta tra gli operatori della Caritas Ambrosiana impegnati nella gestione del servizio Sai (Servizio di assistenza immigrati), Siloe (Servizio di orientamento lavorativo) e Fondo Diocesano di Assistenza. Da aprile ad agosto 2020, tra la fase uno e la fase due dell'emergenza sanitaria, come comunica la stessa Caritas Ambrosiana, sono state 314 le domande di alloggio da parte di persone finite in strada. Di queste richieste il 60% proviene da immigrati che non hanno più potuto pagare il posto letto negli appartamenti che condividevano con i propri connazionali o che sono fuoriusciti dal sistema di accoglienza. La restante parte, il 40%, da stranieri ben integrati, comprese anche famiglie arrivate anni fa in città per ricongiungersi al marito o alla moglie che avevano fatto da apripista. A questo si aggiungono altre 611 domande di aiuti per il pagamento dell'affitto, delle utenze domestiche e delle spese condominiali, con un numero quattro volte superiore a quello registrato nello stesso periodo nell'anno precedente. Tra costoro anche molti italiani, in genere giovani coppie in condizioni economiche molto precarie, che non hanno retto al contraccolpo dell'improvviso lockdown con conseguente arresto dell'economia.