Coronavirus, se nuova ondata uno su tre si sposterà con un suo mezzo o a piedi

E' il risultato di un'indagine realizzata dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, di cui fa parte anche l'ateneo di Pavia

Coronavirus, operazione di disinfezione sui treni (ImagoE)

Coronavirus, operazione di disinfezione sui treni (ImagoE)

Pavia, 23 settembre 2020 -  Una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo motorizzato nel caso dovesse arrivare una nuova ondata pandemica. Una crescita di otto punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. A sostenerlo è il report "Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19" realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, di cui fa parte anche l'ateneo di Pavia.

La ricerca ha analizzato il comportamento di 85mila persone rappresentative della popolazione accademica. L'indagine, avviata lo scorso luglio e ancora in corso in alcune università, si è basata su un questionario online tra gli studenti, i docenti e il personale tecnico-amministrativo di 44 atenei italiani (cui si aggiungeranno i risultati di altre 13 università). Il 66% delle persone che ha risposto al questionario continuerà ad andare in università, per ragioni di lavoro o di studio, se il rischio sanitario sarà minimo. Scenario che cambia totalmente in caso di un quadro più pessimistico: se il virus tornasse ad aggredire come nei mesi scorsi, il 61% delle persone intervistate si recherebbe nel proprio ateneo solo quando strettamente necessario.

Di conseguenza, il trasporto pubblico è il mezzo che subirà il maggior calo in termini percentuali. Tuttavia, secondo le previsioni, in uno scenario di ridotto rischio sanitario, la domanda verso il trasporto pubblico si riduce di soli quattro punti percentuali; il calo diventa più significativo (-10 %) nello scenario più pessimistico. In entrambi i casi, il mezzo che sceglierebbero gli intervistati in sostituzione del trasporto pubblico sarebbe l'automobile privata e in misura più marginale la "mobilità attiva" (a piedi, in monopattino o in bici). «E' su queste quote che le politiche di mobilità devono e possono incidere - afferma Matteo Colleoni, coordinatore del gruppo di lavoro mobilità della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile -, sia incentivando un più ampio ricorso alla mobilità attiva, che limitando, con adeguate misure di aumento dell'offerta e gestione dei mezzi, l'abbandono del trasporto pubblico".