Cernobbio (Como) – Tutti vogliono vivere in città. Nel 2050 in Italia, anno chiave per l’agenda europea contro il cambiamento climatico, nei centri urbani, si stima, si riverserà più dell’80 per cento della popolazione. Non siamo lontani. Oggi, calcolando solo i residenti, in città vivono il 72,6 per cento degli italiani. Non scoraggiano insomma l’aria non limpidissima, la gentrificazione e il caro affitti, tanto che la nuova migrazione potrebbe far piovere sul bagnato, aumentando le emissioni di Co2 del 18 per cento.
Il tema è stato affrontato alla 50esima edizione del Forum di Cernobbio, in occasione della presentazione del position paper “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit” realizzato da Teha Group con A2a e dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
Oggetto di analisi 112 comuni capoluogo, che coprono il 7 per cento della superficie nazionale, ma nei quali si concentrano popolazione e produttività: "La densità rende le città particolarmente efficienti: a livello nazionale, consumano il 29 per cento dell’energia ma producono il 60 per cento del Pil", spiega il presidente di A2a Roberto Tasca. Dallo studio emerge che i centri urbani richiedono minor consumo termico rispetto alle aree più rurali, generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas, e favoriscono un minor ricorso ai mezzi individuali per gli spostamenti.
Ma questo non può bastare. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, bisogna investire: "Grazie alle leve tecnologiche già oggi disponibili (mobilità elettrica, pompe di calore, fotovoltaico, teleriscaldamento) è possibile ridurre le emissioni delle città di oltre il 50 per cento: in valori assoluti, si tratta di 32 milioni di tonnellate di Co2, pari all’anidride carbonica assorbita da 210 milioni di alberi", spiega Renato Mazzoncini, ad di A2a. Nello specifico, per dimezzare la quantità di Co2 prodotta nei capoluoghi italiani, occorrerebbero 10 miliardi all’anno. Un pacchetto di 270 miliardi al 2050.
"Un volume di investimenti - precisa Mazzoncini - alla portata di un Paese come il nostro". Uno sforzo del pubblico e del privato quello auspicato. "Uno studio denso ma anche spaventoso", chiosa il direttore scientifico di ASviS, Enrico Giovannini: "I sindaci sono abbandonati a loro stessi. È indispensabile un approccio integrato tra le diverse parti dell’amministrazione locale e tra i diversi livelli di governo".
Intanto, a proposito di investimenti, Mazzoncini spera di trovare un interlocutore in Europa in Raffaele Fitto per la riapertura del tema delle concessioni degli impianti idroelettrici: "Mi auguro che la nuova commissione affronti il tema il prima possibile perché ci sono 15 miliardi di investimenti da fare e sarebbe un errore aspettare il 2029 (anno della fine delle concessioni, ndr)".