La Como di Alessandro Volta: cinque tappe da non perdere

Dal Tempio a lui dedicato alla Torre Gattoni: viaggio nella vita dello scienziato

L'esterno del tempio Voltiano (Cusa)

L'esterno del tempio Voltiano (Cusa)

Como –  Per chi visita Como, città di Alessandro Volta, seguire un percorso che ripercorre i luoghi della sua vita è quasi d’obbligo.

All’inventore della pila è dedicata la strada più centrale della città murata, ma per la scoperta della sua vita della sua opera scientifica, occorre affrontare almeno cinque tappe attraverso il capoluogo lariano. Si parte da via Volta 62, la sua casa natale, dove nacque il 18 febbraio 1745 e morì nel 1827.

A pochissima distanza, sotto Porta Torre, un edificio neoclassico ospita il Liceo Volta, di cui lo scienziato fu reggente e poi professore di fisica sperimentale dal 1774, prima di ottenere la cattedra all’Università di Pavia. All’epoca si chiamava "Real Ginnasio", e solo nel 1865 prese il suo nome, quando la sua fama era già ampiamente riconosciuta. La Torre Gattoni, altro pezzo importante delle storia voltiana, si trova in viale Varese all’angolo con via Cattaneo. Qui nel 1784 l’ecclesiastico Giulio Cesare Gattoni, amico di Volta, ricavò un laboratorio destinato agli esperimenti di fisica e di meteorologia elettrica, e sul tetto dell’abitazione venne eretto il primo parafulmine, con una semplice asta di ferro.

Si passa poi a Camnago Volta, frazione periferica di Como, dove si trova la tomba con il sarcofago e il busto, realizzata nel 1831, il cui ingresso è decorato da due statue che rappresentano la Scienza e la Religione. Infine, a inizio Novecento, l’industriale comasco Francesco Somaini diede il via alla realizzazione di un luogo che fosse adeguato a raccogliere i cimeli di Alessandro Volta: un mausoleo-sacrario costruito sul lungolago, in fondo all’attuale viale Marconi a ridosso del centro città, e che prese il nome di Tempio Voltiano (nella foto) , dove il percorso scientifico di Volta è illustrato in 15 vetrine che raccolgono 234 reperti, tra cui la celebre pila e la banconota da diecimila lire, che molti ancora ricorderanno, a lui dedicata.