Lo stadio? Dal Calcio Como 400mila euro per arrivare a 6.800 spettatori

L’altra partita è per la durata della concessione. Oggi limitata a 12 anni la società ne chiede 99

Como, lo stadio Sinigaglia

Como, lo stadio Sinigaglia

Como -  Suo malgrado lo stadio Sinigaglia, che per Giovanni Brera era "il più bello al mondo", è protagonista della campagna elettorale per le Amministrative. Un ritorno, visto che quando si elegge il nuovo sindaco, a Como si torna a discutere e dividersi sul futuro dello stadio, abbandonato a se stesso se si esclude la manutenzione ordinaria.

Questa volta però le cose potrebbero andare diversamente, non tanto per i politici che si sperticano in promesse ma per la proprietà del Calcio Como che reclama, a gran voce, certezze. Adesso che il campionato di serie B è finito, si apre infatti una finestra, strettissima, per mettere mano allo stadio in vista del ritorno in campo già ai primi di agosto per la Coppa Italia. Lo scorso anno la Lega aveva limitato la capienza a 5mila spettatori e diverse volte i tifosi erano dovuti rimanere fuori; adesso la società è pronta a investire 400mila euro per sistemare le tribune e aumentare la capienza a 6.800. La vera partita però non è questa, ma il futuro dello stadio a cominciare dalla durata della concessione, che oggi è limitata a 12 anni: la società, tramite i suoi dirigenti, chiede venga estesa a 99 anni.

Alcuni candidati si sono già espressi a favore della proposta, ma c’è anche chi non ne vuole sapere. "Lo stadio Sinigaglia è prima di tutto un patrimonio della storia della città. Oggi la tutela della proprietà pubblica e gli interessi della società Calcio Como sono garantite da una concessione che scadrà nel 2032 – spiega Bruno Magatti, capogruppo di Civitas – Chi parla di una concessione per 99 anni sono le vestali della privatizzazione, ovvero dell’affidamento di tutto il patrimonio comunale, anche quello di valore e prestigio come il Tempio Voltiano, alla gestione privata. Una concessione di 99 anni proietta l’ipotesi che lo stadio torni nella disponibilità della città, come bene pubblico, al tempo dei nostri pronipoti. L’unica garanzia la possono e la devono offrire le istituzioni pubbliche"