Omicidio ed epidemia colpose: sono queste le ipotesi di reato a carico di ignoti al termine degli accertamenti del Nas di Milano all’interno delle 17 case di riposo della provincia di Como dove nei giorni scorsi sono state sequestrate 363 cartelle cliniche di pazienti deceduti nei mesi della pandemia. Sotto la lente in particolare i protocolli di prevenzione e delle procedure applicati per il contrasto del Covid-19. L’indagine è stata avviata dalla Procura di Como in seguito a 26 esposti giunti da parte di familiari delle vittime e del personale sanitario.Tra le strutture che hanno richiesto un maggiore impegno nell’acquisizione di dati e documenti da parte dei carabinieri, in quanto ci si è trovati in presenza di in un numero maggiore di casi e decessi, ci sono le Rsa Ca’ Prina di Erba, Sacro Cuore di Dizzasco, Residenza Il Ronco di Casasco Intelvi, Croce di Malta di Beregazzo con Figliaro, Croce di Malta di Canzo, Garibaldi Pogliani di Cantù e Le Camelie di Como. I militari hanno inoltre acquisito documentazione sanitaria, sempre su delega della Procura, ad altre strutture, destinatarie di specifici esposti presentati da parenti e familiari delle vittime del virus, o da personale sanitario. Si tratta della Casa di Riposo Enrico Falck di Dongo, del Focolare di Lanzo Intelvi, della Fondazione Bellaria di Appiano Gentile, dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza di Lipomo, di Villa Celesia a Como e della Residenza San Giovanni di Asso.
CronacaSotto la lente 363 morti nelle Rsa: l’indagine