
È indagato per omicidio colposo lo skipper 44enne che l’altro pomeriggio avrebbe speronato la barca su cui si trovava anche...
È indagato per omicidio colposo lo skipper 44enne che l’altro pomeriggio avrebbe speronato la barca su cui si trovava anche Julina de Lannoy (nella foto), l’olandese di 33 anni finita in acqua nel Lario, al largo di Como, in seguito ad uno scontro tra barche e dichiarata morta subito dopo il ricovero in ospedale. È un comandante di un taxi boat che avrebbe urtato l’imbarcazione su cui si trovava la turista insieme ad altre amiche. È stato sottoposto come di prassi all’alcoltest, che sembra sia risultato negativo, e sono state sequestrati entrambi i natanti.
Una tragedia annunciata quella di Julina De Lannoy, "una viaggiatrice", come si definiva lei, una giovane classe 1992 originaria dell’isola caraibica di Aruba, che era già stata altre volte in Italia e che era era in vacanza sul Lario insieme ad altre amiche connazionali. Il lago di Como è infatti sempre più affollato e pericoloso: chiunque può noleggiare e guidare un gommone con un propulsore fuoribordo da 40 cavalli, senza patente nautica, né limiti del numero di passeggeri, né di velocità massima. Basta essere maggiorenni e pagare. Significa che sul Lario navigano migliaia di marinai improvvisati, senza alcuna esperienza né competenza al timone, che sfrecciamo accanto a bagnanti, in mezzo a surfisti e kiter, e che incrociano le rotte percorse da battelli carichi di centinaia di passeggero.
A vigilare sul rispetto delle regole ci sono solo i carabinieri del Servizio navale di Lecco, i finanzieri del Reparto aeronavale di Lecco, i militari della Capitaneria di porto e gli ausiliari della Guardia costiera, troppo pochi per un lago di 150 kmq di superficie, e 179 km di costa. In Svizzera come altrove invece le regole per navigare sono molto più stringenti.
Daniele De Salvo