EMILIO MAGNI
Cronaca

Scarliga merluss che quest l’è minga el to uss

Magni altra mattina al "canton di ball", sorprendendo tutti il Carletto è arrivato con un piedone ingessato, tutto bianco...

Magni altra mattina al "canton di ball", sorprendendo tutti il Carletto è arrivato con un piedone ingessato, tutto bianco...

Magni altra mattina al "canton di ball", sorprendendo tutti il Carletto è arrivato con un piedone ingessato, tutto bianco...

Magnialtra mattina al "canton di ball", sorprendendo tutti il Carletto è arrivato con un piedone ingessato, tutto bianco e arrancando faticosamente sulle stampelle. "Ma se te succedù?", si è alzata in coro la preoccupata domanda degli amici. Intanto al "canton" l’angolo della piazza dove amano radunarsi gli anziani per "contarla su", si erano avvicinate anche altre persone che conoscevano Carletto e che volevano sapere. Lui, Carletto, ha risposto semplicemente, quasi gridando per farsi sentire bene da tutti: "Sun scarligà". Poi con più tranquillità ha spiegato che era andato a fare una passeggiatina e scendendo lungo un sentiero ripido è scivolato e il piede destro ci ha rimesso: frattura e ingessatura, stampelle. Dunque lo stesso Carletto ha precisati che quel suo verbo "scarligà" vuol dire "scivolare", sdrucciolare. Il nostro bel dialetto è assai generoso con le parole e dispone pure di un sinonimo che tradotto in italiano significa anch’esso scivolare, sdrucciolare. E il verbo "sbrisigà", che in realtà è un pochettino più misterioso e al tempo stesso colorito di "scarligà". Ambedue, nonostante il dialetto sia sempre meno parlato, sono ancora molto presenti nel chiacchierare del popolo lombardo, milanese in particolare. Da dove vengono? Per Gianfranco Scotti, autore del dizionario del dialetto lecchese e unico studioso che va a cercare le origini dei nomi, "scarligà", viene dal francese "extra-liquar" che significa "fuoriuscita di liquido": insomma l’acqua che scivola via. Invece per "scarligà" la ricostruzione è più difficile. "Scarligà" è anche protagonista di un modo di dire, un tempo molto in voga: "Scarliga merluss che l’è minga el to uss". Voleva dire: "Scivola via, stai lontano o stupido che questa non è la porta per entrare a farmi un imbroglio". Vedete quante parole occorrono all’italiano per esprimere un pensiero, mentre al dialetto ne bastano poche. Colpisce poi osservare come il povero pesce merluzzo, che tanti popoli ha sfamato, era adoperato per indicare uno stupidotto.mail: emiliomagni@yahoo.it