Como, l’odissea dei piccoli profughi fermati alla dogana con la Svizzera

Due ragazzini somali soli dall’Africa alla Germania per raggiungere i parenti di Paola Pioppi

La dogana di Como Chiasso

La dogana di Como Chiasso

Como, 20 ottobre 2014 - Giovanissimi, da soli in viaggio verso il Nord Europa, pronti a far fronte a qualsiasi intoppo. Ad attendere il momento buono per proseguire. Il flusso dei respingimenti alla frontiera tra Italia e Svizzera non cessa, e nemmeno diminuisce il suo ritmo, ma il fenomeno preoccupante, da un anno a questa parte, sono i minorenni che affrontano migliaia di chilometri senza avere accanto un adulto.

Questa volta i due ragazzini fermati avevano con loro documenti falsi, a testimonianza di un’organizzazione, seppure minima, che ha lavorato per farli arrivare fino a Como. Sono due somali di 14 e 15 anni, controllati l’altra mattina al valico di Brogeda, mentre viaggiavano a bordo di un pullman partito da Milano e diretto in Germania. Le guardie di confine del Canton Ticino, nel vedere i due ragazzini africani senza adulti accanto a loro, hanno chiesto i documenti. Notando fin da subito che erano di dubbia provenienza. È stata quindi fatta intervenire la Polizia di frontiera italiana, i cui agenti hanno confermato la falsità dei documenti: entrambi avevano con loro un permesso di soggiorno e un titolo di viaggio per stranieri, apparentemente rilasciati da una Questura italiana, ma visibilmente artefatti.

I due adolescenti sono quindi stati portati negli uffici della polizia sul versante italiano, a Ponte Chiasso, dove hanno dichiarato di essere cittadini somali di 14 e 15 anni. A quel punto, è stato chiesto l’intervento del Tribunale per i minorenni di Milano, che ha autorizzato il fotosegnalamento dei due giovanissimi, disponendo poi l’affidamento a un centro per minori. Al termine degli accertamenti, i due sono stati denunciati per possesso di documenti falsi e accompagnati ai servizi sociali del Comune di Como di via Italia Libera. Tuttavia, non è certo che tale luogo di accoglienza diventi definitivo per loro. L’intenzione che li muove, è infatti raggiungere una meta precisa in Nord Europa, dove i loro familiari li stanno aspettando. Sanno bene quali sono i vantaggi in questi casi: primo tra tutti, l’obbligo di accoglienza nel caso le forze di polizia li intercettino, e l’impossibilità di espellerli dall’Italia.