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Omicidio di Asso, condannato a 14 anni per la coltellata mortale

È stato condannato a 14 anni e 8 mesi Nordinne El Amari detto Mounir, marocchino di 29 anni accusato dell’omicidio del connazionale Youness Zarhnoun

Il luogo dove fu trovato in fin di vita il ragazzo

Asso (Como), 13 dicembre 2017 -  È stato condannato a 14 anni e 8 mesi di carcere Nordinne El Amari detto Mounir, marocchino di 29 anni, accusato dell’omicidio del connazionale Youness Zarhnoun, 26  anni, avvenuto il 7 marzo scorso. La sentenza è stata letta ieri mattina dal gup di Como Francesco Angiolini, che ha sostanzialmente accolto la richiesta del pubblico ministero Daniela Moroni, al termine del processo con rito abbreviato. L’accusa aveva infatti sostenuto l’imputazione di omicidio volontario, chiedendo 16 anni di condanna per l’accoltellamento avvenuto in località Gemù, all’interno di un’abitazione di proprietà di un italiano in via Monti di Sera, dove quella notte erano riunite diverse persone.

Al contrario, la difesa degli avvocati Massimo Guarisco e Daniela Danieli, aveva chiesto l’assoluzione per legittima difesa, in quanto l’aggressione era avvenuta durante una colluttazione, scatenata dalla vittima. In subordine, i legali di El Amari avevano invocato la derubricazione in omicidio preterintenzionale. Il giudice ha invece riconosciuto l’omicidio volontario, escludendo ogni attenuante, comprese le generiche.

Ha inoltre disposto una provvisionale di 50mila euro a favore di ognuna delle parti civili costituite: i due fratelli della vittima, che avevano chiesto un risarcimento di 500mila euro a testa. Nel ricostruire la lite di quella notte, El Amari davanti al giudice ha raccontato di essere stato aggredito per primo da Zarhnoun, al quale aveva reagito scagliandogli un bicchiere di vetro contro una tempia. A quel punto la vittima avrebbe impugnato un coltello da cucina. El Amari aveva dichiarato di avergli trattenuto il braccio stringendo il polso e Zarhnoun «ha ritratto il braccio verso di sé, ferendosi alla spalla». La ferita causata dalla punta della lama lo aveva raggiunto al torace all’altezza del polmone causandogli un progressivo dissanguamento. Zarhnoun era uscito da quella casa ancora cosciente, e si era avviato a piedi lungo la strada, fino a essere soccorso dal 118 alle 4 di notte, quando per lui non c’era più nulla da fare. Era morto poco dopo l’arrivo all’ospedale di Lecco.